In Borsa accade quasi sempre il contrario di quanto accade a una coppia che si separa, la quale tendenzialmente s’impoverisce. Sui mercati finanziari andare da soli quotando a parte un asset accresce valore e porta denaro fresco da investire nell’innovazione. È quanto ha deciso di fare con una Ipo (offerta pubblica iniziale) - e nonostante i venti di guerra dall’est - il gruppo Volkswagen con Porsche, il marchio del lusso sportivo. Certo, l’operazione è spostata nell’ultimo trimestre dell'anno, ha detto il direttore finanziario del gruppo tedesco Arno Antlitz, se non nel 2023 visto le tensioni internazionali, ma l’accordo è stato trovato proprio adesso.
Rientrano le famiglie Porsche-Piech
L’intesa prevede che Volkswagen detenga la maggioranza con il rientro nell’azionariato delle famiglie Porsche e Piech attraverso l’acquisizione da parte della Porsche Automobil Holding del 25% più un'azione del capitale ordinario del marchio sportivo al prezzo di collocamento delle azioni privilegiate, aumentato del 7,5%. Presto per altri dettagli e per il valore dell’operazione, anche se Bloomberg Intelligence ha stimato che Porsche da sola possa valere fino a 85 miliardi di euro, quando l’intero gruppo Volkswagen ha attualmente una capitalizzazione di poco superiore ai 100 miliardi.
In realtà sono anni che dentro al gigante tedesco si discute di Ipo, arrivando anche a far ipotizzare agli analisti che in altri tempi una operazione avrebbe potuto riguardare l’intero polo del lusso sportivo del gruppo, fatto da marchi come Porsche, Bentley, Lamborghini e Bugatti. L’arrivo della pandemia aveva però azzerato la discussione, anche se in Germania Siemens ha quotato a parte la divisione Siemens Energy proprio nel 2020.
Dopo 125 anni
Nel dicembre scorso è toccato a Mercedes-Benz AG (nuova denominazione dall’1 febbraio) portare in Borsa Daimler Trucks, la divisione commerciale che è la più grande al mondo ma non quella con i margini maggiori. Valore dopo lo spin-off di 24 miliardi, separazione storica fra auto e camion avvenuta ben 125 anni dopo la nascita del gruppo.
Il ballon d'essai elettrico di Farley
E mentre a Wolfsburg si metteva a punto la Ipo di Porsche, Bloomberg ha raccolto il ballon d’essai rilasciato da Ford, scrivendo che il ceo Jim Farley starebbe pensando addirittura allo spin-off di una divisione veicoli elettrici. Un modo per valorizzare ulteriormente il passaggio all’elettrificazione del gigante di Dearborn e per trovare più soldi da investire in un cambiamento cruciale. Nell’articolo si mette tuttavia bene in evidenza che la storia è tutta da scrivere e che piuttosto sarebbe più facile separare in casa la divisione elettrica da quella tradizionale, dando comunque un segnale positivo agli investitori.
Luna di miele con Wall Street
Farley è attualmente in luna di miele con Wall Street: l’accelerazione al processo elettrico del gruppo ha convinto i mercati e nel 2021 ha premiato il titolo Ford con una crescita percentuale a tre cifre, meglio del rivale di tutti di nome Tesla. Sulla forza del titolo, Farley è riuscito lì dove avevano fallito i suoi due predecessori: una eventuale spin-off delle elettriche dovrebbe restare ancora per un po’ sullo sfondo, ma adesso è una attraente variante di gioco per gli analisti. Quanto basta per tenere calda la Borsa, in tempi crudi come questi.
Per tutti, il modello da inseguire resta l’Ipo che Sergio Marchionne ha fatto con la Ferrari. Con l’esordio clamoroso a Wall Street nel 2015 e poi a Milano nel gennaio dell’anno successivo (oggi il valore dell’azione è quadruplicato). Modello rosso fiamma, il colore dei soldi.