L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia potrebbe portare già dalle prossime settimane una serie di conseguenze negative anche nel settore automobilistico. Le sanzioni annunciate alla Russia da parte degli Stati Uniti e degli alleati europei potrebbero avere effetti anche sulle produzioni locali dei maggiori costruttori del Vecchio continente e non solo, mentre il prezzo del petrolio schizzato oltre i 100 dollari al barile provocherà un ulteriore innalzamento dei prezzi dei carburanti.
Volkswagen, Stellantis e Renault: i primi tre gruppi automobilistici europei hanno importanti stabilimenti e interessi in Russia con operazioni industriali significative anche se piuttosto legate al mercato locale o asiatico che al momento non ha annunciato sanzioni verso il paese di Putin. Tra gli altri gruppi spiccano in particolare le operazioni industriali in Russia di Mercedes-Benz e, guardando ai costruttori fuori dall'Europa, di Ford.
Stellantis ferma l'esportazione dei van
A Kaluga (180 chilometri a sud di Mosca) Stellantis produce in joint venture con Mitsubishi van per Fiat, Peugeot, Opel e Citroen. La previsione era quella di esportare 10mila furgoni nei prossimi mesi verso l’Europa, ma il ceo Carlos Tavares ha dichiarato durante la conferenza dei risultati 2021 (proprio alla vigilia dell'attacco) di aver annullato l’operazione: “Riallocheremo la produzione altrove”. Dal canto suo Richard Palmer, direttore finanziario di Stellantis, ha detto che la situazione in Russia non ha al momento prodotto conseguenze negative sul gruppo a livello finanziario.
Renault il più a rischio con AutoVAZ
Luca de Meo, ceo di Renault, ha dichiarato di “stare monitorando la questione con grande attenzione”. Il gruppo francese è quello con la maggiore esposizione in Russia tra i concorrenti, vista la quota di controllo in AvtoVAZ, costruttore russo fondato nel 1966, e due stabilimenti tra Togliatti e Mosca dove si produce anche la Lada Niva.
La Russia rappresenta per il gruppo Renault il secondo mercato dopo la Francia e i vertici del costruttore sono al lavoro per assicurare alla produzione locale nuovi componenti e forniture di chip provenienti dall’Asia o dal mercato interno qualora le sanzioni dovessero provocare una contrazione delle consegne o un aumento esagerato dei prezzi dei componenti nel paese.
La capacità produttiva di Volkswagen in Russia (nello stabilimento di Kaluga) supera le 150mila unità all’anno. Qui il gruppo tedesco costruisce diversi suoi modelli di punta, tra cui Tiguan, Polo, Skoda Rapid e assembla le premium Audi Q7 e Q8, molto forti nel mercato di lusso interno.
Occhi su Mercedes-Benz e Ford
Tra i costruttori che hanno operazioni industriali in Russia si contano anche Mercedes-Benz e Ford. Mercedes ha aperto nel 2019 una fabbrica da mille dipendenti vicino a Mosca per la produzione della Classe E e del suv Gle, mentre Ford assembla i suoi veicoli commerciali in Russia con il partner locale Sollers. Nel 2019 il costruttore americano ha deciso, a fronte di un ridimensionamento, di uscire dal mercato russo e di chiudere due stabilimenti a San Pietroburgo e in Tatarstan.
Secondo i dati diffusi da Bloomberg, il mercato automobilistico russo nel 2021 - 1,6 milioni di veicoli - è stato dominato dall’Alleanza Renault-Nissan-Mitsubishi, detentrice del 38% di quota nel paese di cui il 22,4% apparteneva esclusivamente ad AutoVAZ che ha chiuso il 2021 con oltre 350mila unità immatricolate in Russia a fronte di 131.552 Renault.