La riconversione dell’impianto di Stellantis di Termoli nella gigafactory italiana, da dove usciranno le batterie per i modelli a basse e zero emissioni di Stellantis, si farà. Manca solo l’annuncio ufficiale che dovrebbe arrivare a breve. Lo riporta il quotidiano la Repubblica. L’operazione avrà un costo complessivo di 2,5 miliardi di euro e di questi circa 370 milioni dovrebbero arrivare dalle casse pubbliche, attraverso una serie di strumenti messi in campo dal governo per sostenere l’intervento. Una cifra sostanziosa ma notevolmente inferiore ai 600 milioni di cui avevano parlato "fonti governative" con Reuters nel luglio scorso, parte del Piano Nazionale Ripresa e Resilienza, all’epoca da poco condiviso con Bruxelles. Un impegno - riferivano allora le stesse fonti all'agenzia - che sarebbe arrivato a 1 miliardo con l’aiuto di “partner industriali e finanziari".
La riconversione della fabbrica - che impiega oggi circa 2.400 dipendenti e produce motori sia tradizionali che ibridi - verrà realizzata dalla Acc, acronimo di Automotive Cells Company, joint venture tra Stellantis, Mercedes e Total Energies. Sarà il terzo polo in Europa dopo quelli, già individuati da Acc, di Kaiserlautern, nel Land della Renania Palatinato in Germania e Douvrin nella Haute France. Insieme queste due gigafactory – quando lavoreranno a pieno regime – avranno la capacità di 24 gigawattora e ognuna costruirà accumulatori per 500mila vetture. E’ credibile che Termoli si allinei sulla stessa produttività complessiva.
Spazzate le nubi
Il progetto di riconvertire il sito molisano – aperto da Fiat nel 1972 - affidandogli un ruolo chiave nei progetti industriali del gruppo era stato annunciato dal ceo di Stellantis Carlos Tavares durante l’Electrification Day dello scorso luglio. Il manager aveva parlato di “scelta coerente” nel contesto della transizione energetica dopo l’annuncio delle altre due gigafactory in Germania e Francia.
La notizia dell’accordo raggiunto spazza via anche le nubi che si erano addensate sul progetto quando – lo scorso 19 gennaio – proprio a Termoli, lo stesso Tavares aveva parlato di “accordo tuttora non raggiunto” col governo di Roma. La dichiarazione aveva messo in allarme i sindacati che avevano subito iniziato un pressing sull’esecutivo - e in particolare sul vice ministro per lo Sviluppo economico Gilberto Pichetto Fratin - per eliminare ogni possibile ostacolo a un’intesa considerata fondamentale non solo per gli equilibri occupazionali locali, ma per l’intero programma di adesione del nostro Paese alla transizione all’elettrico.