La casa d’aste Bonhams mette all’incanto - il 3 febbraio a Parigi - un pezzo importante della storia sportiva del marchio Audi legato a stretto filo all’Italia: la 200 Turbo Quattro del 1988, che proprio nel nostro Paese - sul circuito di Nardò, in Puglia (ex centro per i test Fiat, ora di proprietà di Porsche) - stabilì i record di velocità sulle distanze di 500 e 1.000 chilometri, che fino ad allora erano stati detenuti dal prototipo Mercedes C111 Diesel.
Parliamo di un’auto unica che si meritò la denominazione “Nardò 6.000” proprio grazie a quella straordinaria impresa. Si tratta dell’ultima sopravvissuta (la numero di telaio 1/6000) di 3 esemplari identici voluti da Ferdinand Piëch - a quei tempi numero uno di Audi - e configurati appositamente (con piccole differenze l’uno dall’altro) per battere i “rivali” di Stoccarda nel loro habitat naturale: la pista.
Dimostrazione di forza
Se il sistema di trazione integrale Quattro del costruttore aveva già dato ampie garanzie di successo nei rally internazionali, l’obiettivo delle tre gemelle era quello di dimostrare di poter sostenere ritmi elevati anche sull’asfalto e non solo in off-road. La vettura raggiunse le impressionanti velocità medie di 324,5 e 326,4 chilometri orari, rispettivamente sui 500 e sui 1.000 chilometri. In seguito Audi decise di vendere tutte e tre le auto da record. Due finirono distrutte mentre la numero 1 è l'unica rimasta, ed è oggi un pezzo estremamente ambito dai collezionisti. Per averla si parte da una base d’asta di 300mila euro, valutazione destinata a crescere.
Preparate per il primato
Le 200 Turbo Quattro realizzate per i record avevano alette in kevlar che abbassavano il coefficiente aerodinamico (Cx) a 0.27. Le vetture erano alimentate dal mitico motore turbo 5 cilindri in linea da 2.2 litri della Sport quattro Serie WR, all’epoca il più potente mai realizzato da Audi e potenziato per l’occasione a oltre 600 cavalli.
L’auto all’asta montava un propulsore con la testata a 25 valvole e non a 20 come nelle altre due sorelle, aveva un grande serbatoio da 340 litri che richiedeva meno di 30 secondi per essere riempito completamente grazie a un sistema di rifornimento ereditato dall’aeronautica. Inoltre per facilitare le operazioni di sostituzione delle gomme, i veicoli erano dotati di una funzione di sollevamento automatico degli pneumatici.