Generalisti e premium. Da sempre i due gruppi di marchi nati con una natura differente si rivolgono a clienti dalle caratteristiche diverse. Tuttavia i nuovi modelli proposti da diversi brand "più comuni" negli ultimi anni e il costante miglioramento di stile, materiali ed equipaggiamenti tecnologici concorrono all'assottigliamento di una differenza qualitativa che un tempo era molto più evidente.
A dimostrarlo sono i dati di vendita. In Europa negli ultimi dieci anni diversi marchi generalisti hanno avuto una crescita decisamente più importante di quella realizzata dai premium, spesso appartenenti addirittura allo stesso gruppo industriale.
Se oggi i secondi assicurano ancora ampi margini di guadagno ai costruttori - il prezzo medio di vendita è di circa del 20-30% più alto rispetto a un modello di pari segmento di un marchio generalista – questi ultimi stanno mostrando un recupero considerevole in termini di volumi di vendita.
I casi di Audi, Bmw e Mercedes
Prendiamo ad esempio i tre premium più blasonati. Rispetto al 2011, nel 2021 la crescita di Bmw si è attestata a circa 41mila esemplari. Se undici anni fa il costruttore tedesco consegnava nel Vecchio continente 641.737 unità, l’anno scorso le immatricolazioni sono state 682.895.
Mercedes-Benz ha visto incrementare le sue vendite dalle 591.750 nuove targhe del 2011 alle 642.948 del 2021, mentre Audi è scesa dalle 680.262 unità di una decade fa alle 597.428 nuove auto dell’anno scorso. La differenza di unità consegnate nel 2011 e nel 2021 è stata in media di 45mila unità per Bmw e Mercedes, mentre Audi ha perso 83mila immatricolazioni.
La crescita di Kia, Toyota, Hyundai, Seat e Skoda
Nell’ultimo decennio i costruttori generalisti sono mediamente cresciuti di più dei loro avversari premium. Se le varie crisi che si sono succedute nel tempo, tra pandemia e chip, hanno portato meno soldi nei portafogli dei clienti, è innegabile un cambiamento sostanziale in materia qualitativa che ha avvicinato diversi brand generalisti ai danni dei marchi premium.
Il caso di Kia è il più clamoroso. Nel 2011 il costruttore coreano consegnava in Europa 293.960 auto, diventate 435.316 nel 2016, mentre l’anno scorso le vendite si sono attestate a quota 502.677 esemplari. Se Toyota vendeva 527.206 auto nel 2011, il marchio giapponese ha chiuso il 2021 a quota 712.574.
Un aumento esponenziale che ha coinvolto anche Hyundai (passata dalle 398.129 auto del 2011 alle 515.886 del 2021), Seat (305.730 esemplari nel 2011 e 400.155 nel 2021) e Skoda (494.760 nuove targhe nel 2011 e 589.170 l’anno scorso). La rivincita dei generalisti sembra essere appena iniziata.