Le Case auto diventeranno anche produttori di chip? Molto probabile, considerato che la carenza di semiconduttori sul mercato mondiale sta colpendo pesantemente l’industria automotive. Senza chip sarà vera crisi per le vendite e le fabbriche, come hanno evidenziato i sindacati italiani riguardo gli stabilimenti nazionali di Stellantis. Per questo la metà dei grandi gruppi mondiali dell’auto sarà in grado di prodursi i chip da solo entro il 2025. Lo rivela un sondaggio di Gartner, società internazionale di consulenza strategica.
L'automotive imita Apple e Samsung
Il modello che i costruttori intendono seguire è quello chiamato “Oem-Foundry-Direct”, basato sul collegamento diretto tra il produttore di automobili e la fonderia di chip. I costruttori dovranno essere in grado di disegnarsi i chip da soli e rivolgersi alle fonderie solo per l’assemblaggio delle singole parti.
Si tratta di un modello usato dai produttori di smartphone come Samsung e Apple, che progettano “in casa” i loro componenti, e difatti godono di maggiore autonomia dalle forniture esterne di semiconduttori.
A favorire il trend, sottolinea Gartner, c’è il fatto che le grandi aziende di chip, come Tsmc e Samsung, hanno fornito l’accesso ai loro processi di produzione, mentre altre hanno aperto la proprietà intellettuale, rendendo relativamente facile la progettazione di componenti personalizzate da parte di altre aziende, come quelle dell'automotive.
Componente fondamentale
La spinta a questo “cambio di pelle” per i costruttori arriva anche dell’evoluzione dall’auto verso modelli elettrificati e con alti livelli di automazione. I veicoli di nuova generazione possono arrivare a ospitare migliaia di semiconduttori, che vanno dalla gestione del livello di carburante o di carica elettrica al cruscotto digitale fino ai dispositivi di sicurezza.
Disegnarsi da soli i chip vuol dire per le Case automobilistiche accorciare la catena logistica e riuscire a produrre e vendere nei volumi e nei tempi programmati.
La situazione in Italia
L’impatto della crisi dei chip sul mondo dell’auto è evidente anche in Italia, dove la produzione nelle fabbriche di Stellantis si è dovuta fermare più volte negli ultimi mesi del 2021 per la carenza di semiconduttori, e a fine anno risulta in contrazione del 6,1% rispetto al 2020 (la flessione è del 17,7% se il raffronto è con il 2019).
Questo calo mette a rischio “il patrimonio industriale e occupazionale del settore”, ha evidenziato il sindacato Fim-Cisl. “Il tema delle forniture delle materie prime, dei semiconduttori e dell’avvicinamento della catena del lavoro è un problema di ordine geopolitico che il governo del nostro paese deve affrontare in maniera strategica”, afferma Fim-Cisl.
In arrivo Gigafactory e chip packaging?
Investire nelle nuove tecnologie e riconvertire le fabbriche sono alcuni degli strumenti per fronteggiare la trasformazione in atto nell’industria dell’auto. Nei giorni scorsi il Ministero dello Sviluppo economico ha annunciato uno stanziamento di 2,2 miliardi di euro (in linea con le priorità indicate nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr) per sostenere la competitività delle filiere considerate “strategiche”, tra cui automotive, semiconduttori e microelettronica.
Il Mise si propone di arrivare a realizzare almeno 40 nuovi progetti d’investimento su tutto il territorio nazionale e favorire i processi di riconversione industriale con la costruzione, per esempio, di Gigafactory per le batterie delle auto elettriche.
Il governo sta anche tenendo dei colloqui con il colosso americano dei chip Intel, che investirà in tutta Europa 80 miliardi di euro (unendo risorse proprie e fondi di Bruxelles) per realizzare nuovi stabilimenti produttivi nel nostro continente. Intel potrebbe usare 8 miliardi di questo maxi-investimento per costruire in Italia un impianto di sigillatura o packaging, uno dei passaggi della complessa fabbricazione dei chip.