Ultimo aggiornamento  04 giugno 2023 05:23

Skoda 1000 MB, modello da esportazione.

Massimo Tiberi ·

Marchio dalla grande tradizione, Skoda mantiene un ruolo importante e tecnicamente di primo piano anche nella fase di sviluppo dell’economia pianificata della Cecoslovacchia socialista, producendo auto di caratura superiore rispetto a quelle di altri paesi del blocco orientale. Alla fine degli anni Cinquanta il modello di punta è la Octavia, una medio-utilitaria comparabile alle occidentali dell’epoca, ma nel 1964 una svolta decisa nei programmi di produzione porta ad un modello che ha l’obiettivo di alzare il livello di motorizzazione del Paese e la volontà di incrementare l’export verso l’estero.

Nella fase di gestazione vengono prese in esame varie opzioni tecniche, compresa la trazione anteriore, ma la scelta definitiva cadrà sullo schema allora prevalente per le vetture europee della categoria, con motore e trazione posteriori, come la Simca 1000, la Renault R8 o la Volkswagen Maggiolino. Debutta cosi, con non poche ambizioni, la Skoda 1000 MB: le due lettere a sottintendere la città boema di Mlada Boleslav dove sorge la fabbrica, realizzata con criteri avanzati proprio per la nuova vettura, in grado di operare al ritmo elevato di 600 unità al giorno.

La carrozzeria, tre volumi e quattro porte lunga 4,17 metri, ha un disegno gradevole ma un po’ elaborato, con abbondanza di cromature, accenno di pinne posteriori e ampie prese d’aria sulle fiancate. All’interno l’abitabilità è buona per quattro persone ma la qualità dei materiali di allestimento non è eccelsa e la capienza del vano bagagli anteriore è soltanto discreta, al pari comunque di molte concorrenti.

Meccanica curata

Nella meccanica, in evidenza il motore, un quattro cilindri ad albero a camme laterale, raffreddato a liquido di 988 centimetri cubici, in lega leggera e monocarburatore, accoppiato ad un cambio a quattro marce interamente sincronizzato. Curato lo schema delle sospensioni, tutte indipendenti, anteriori a quadrilateri con barra stabilizzatrice e posteriori a semiassi oscillanti, a tamburo i freni.

Non troppo pesante (730 chili) e con potenza di 45 cavalli, la MB permette di superare i 120 chilometri orari consumando mediamente 7 litri per 100 chilometri. Nel 1966 la gamma si estende alla coupé MBX e nel 1967, oltre ad un restyling, si aggiunge il motore portato a 1.100 centimetri cubici da 53 cavalli, disponibile sia per la berlina che per la coupé. 

Risultati buoni

Un certo successo commerciale non manca alla utilitaria Skoda, e non soltanto in patria. Sul nostro mercato, inizialmente, non sarà molto competitiva (listino di 925mila lire, a fronte delle 750mila per la Fiat 850 e delle 960mila per la 1100D) ma via via i prezzi diventeranno più convenienti permettendo alla MB di conquistare una nicchia di clientela che ne apprezza il controvalore.

Prodotta in circa mezzo milione di unità, nel 1969 la vettura passa il testimone ad una seconda generazione, con sigla 100 o 110 in rapporto alla cilindrata, dai contenuti sostanzialmente invariati (ci sono però i freni a disco anteriori) e con carrozzeria, sempre berlina o coupé, aggiornata e meno elaborata. 

La fama di robusta low-cost, che non trascura neppure le competizioni, si rafforza e, nonostante l’impostazione della meccanica sia ormai obsoleta, dopo oltre un ulteriore milione di esemplari, nel 1976 arriva una terza generazione, la nuova Serie 100, con motori fino a 1.300 centimetri cubici e modifiche sostanziali all’estetica e agli allestimenti ma senza tradire lo schema di base originario.

La lunghissima e fortunata carriera giunge così alla soglia degli anni Novanta, quando è già in campo l’erede Favorit, una  assai più moderna trazione anteriore disegnata dalla Bertone, ultima Skoda “socialista” prima dell’ingresso del marchio nel gruppo Volkswagen.

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