Nel 1964 Ford costruì la GT40 con l’obiettivo di interrompere il dominio Ferrari nelle gare di durata. Riuscì nell’impresa, anche grazie al supporto del luminare della velocità Carroll Shelby, vincendo per quattro volte consecutive - dal 1966 al 1969 - l’evento endurance più importante di tutte, la 24 Ore di Le Mans.
Ma questa è una storia che tutti conoscono, celebrata anche al cinema. Invece sono in pochi a sapere che negli anni ’80 Ford pensò di rilanciare la sfida al Cavallino anche sul mercato delle supersportive stradali, senza però mai affondare il colpo.
Esperienza italiana
Nell'ottobre del 1983 la Ford Special Vehicle Operations (SVO), guidata da Mike Kranefuss, iniziò a coltivare questa ambiziosa idea: costruire un’antagonista della Ferrari 208 GTB. Così il marchio americano avviò il progetto di un veicolo di serie, denominato GN34, dalle prestazioni elevate ma dal prezzo più contenuto rispetto alla Ferrari di punta dell’epoca, allineandosi con quello che aveva tentato di fare la DeLorean con la sua DMC12.
Ford decise di affidare un progetto così importante alla Carrozzeria Ghia e all’Italdesign di Giorgetto Giugiaro, sia per l’esperienza delle due aziende torinesi in un settore poco esplorato da Ford, sia per la rispettiva conoscenza delle tecniche di assemblaggio, anche artigianali, delle auto sportive.
Forme a cuneo
Un primo risultato del progetto venne presentato nel 1984, quando al Salone di Torino debuttò il prototipo Ford Maya, una coupé due posti a motore centrale (6 cilindri di derivazione Yamaha e 250 cavalli di potenza) con carrozzeria dalle forme a cuneo. La vettura fu ben accolta dal pubblico dell’epoca, colpito soprattutto dagli ampi spazi interni e dalla buona capacità del vano bagagli, ma diede ai critici la sensazione di un qualcosa di già visto esteticamente.
Anche per questo non entrò mai in produzione. Gli esperti di settore ipotizzarono anche che il costruttore di Detroit prese la decisione di non togliere spazio alla Mustang. Per disegnare la Maya, Giugiaro si ispirò ad altri suoi lavori come la De Tomaso Mangusta, la Porsche Tapiro e la Lotus Etna (anch’essa mai arrivata in strada).
Nel 1985, prima di decidere di rinunciare alla supersportiva, Ford commissionò altri due concept: la Maya II ES - dalle linee più morbide - e la Maya II EM, una versione tre volumi con il motore più potente da 300 cavalli. Nell'agosto 1985 le tre gemelle, tutte dipinte di rosso, furono mostrate al Motor Show di Detroit, per la loro ultima apparizione in pubblico.