Ultimo aggiornamento  01 giugno 2023 14:36

Fiat 130 Coupé, questione di prestigio.

Massimo Tiberi ·

Nate nel 1959, dopo quasi dieci anni di servizio le ammiraglie Fiat a sei cilindri non sono più in grado, ormai da tempo, di competere con la concorrenza straniera nell’alto di gamma. Nella dirigenza della casa non tutti sono d’accordo sulla necessità di sostituirle, considerando la consolidata vocazione soprattutto popolare del marchio, ma alla fine prevale la tendenza favorevole e, nel 1969, viene presentata la berlina 130.

Nonostante gli sforzi e un V6, progettato dall’ex ferrarista Aurelio Lampredi, il design non troppo riuscito, gli allestimenti non sempre all’altezza e gli alti consumi minano il successo della nuova vettura. A partire dal 1971 comunque si aggiunge la derivata Coupé, con meccanica analoga ma dallo stile completamente diverso, originale ed elegante della Pininfarina, firmato da Paolo Martin.

Comoda per cinque

Un’auto, allestita direttamente dall’atelier piemontese,  votata soprattutto al comfort, erede meno aggressiva della precedente 2300 S Ghia e che va ad affiancare la Dino di Bertone, imparentata Ferrari e rivolta ad altro tipo di clientela. Di abbondanti dimensioni (lunghezza di 4,84 metri) e con carrozzeria due porte a tre volumi, la 130 Coupé ha forme tese e decisamente squadrate, ampie superfici vetrate e una moderna personalità che la distingue da rivali come le classiche Jaguar XJ6 e Mercedes 280 SE o dalla più anticonformista BMW CS.

All’interno, lo spazio è generoso per il tipo di vettura, in quattro si viaggia comodi (l’omologazione è addirittura per cinque), l’accesso alla parte posteriore non è troppo difficoltoso e il vano bagagli è capiente. Un sofisticato comando posto sotto il cruscotto, con cavo Bowden, permette inoltre al guidatore, senza spostarsi, di aprire la portiera di destra.

E’ uno dei tanti accessori da auto di prestigio che fanno parte dell’equipaggiamento di serie o a richiesta, che comprende alzacristalli elettrici, volante sportivo a due razze forate regolabile, impianto radio-mangianastri con antenna elettrica e condizionatore. Di livello i materiali utilizzati per l’allestimento, dal legno sulla plancia e la consolle centrale ai rivestimenti in velluto, o in pelle optional, dei sedili. La bella plancia, con la strumentazione completa, sarà adottata anche dalla seconda serie della berlina.

Novità tecniche

A trazione posteriore, la 130 Coupé si distingue per lo schema delle sospensioni tutte indipendenti, anteriori a barre di torsione e posteriori a bracci oscillanti, mentre l’impianto frenante è a quattro dischi autoventilanti e lo sterzo è servoassistito.

Un complesso di livello che accompagna il sei cilindri Lampredi, monoalbero per gruppo di cilindri e carburatore doppio corpo, portato da 2,8 a 3,2 litri e che andrà ad equipaggiare la stessa berlina. La potenza sale a 165 cavalli per buone prestazioni, nonostante ingombri e peso: si possono superare i 190 chilometri orari di velocità massima e per passare da 0 a 100 bastano meno di 10 secondi. Sempre disponibile l’alternativa tra un cambio manuale ZF a cinque rapporti (quello della Dino) o un automatico Warner Gear a tre e non manca il differenziale autobloccante.

Su strada, la vettura non delude in fatto di dinamica, ma i consumi sono sempre eccessivi, paragonabili a quelli di supercar estreme, e questo problema, unito al prezzo di 4milioni 950mila lire (200mila in meno se si sceglie la versione con cambio ZF) e agli effetti della contemporanea crisi petrolifera, ne limitano gli esiti commerciali.

Non hanno seguito neppure due interessanti proposte di Pininfarina del 1974, prototipi molto ammirati che riprendono i tratti della Coupé: la berlina Opera, assai più riuscita esteticamente del modello di serie, e la shooting-brake Maremma. La produzione,  conclude dunque il suo ciclo nel 1977, dopo soltanto 4.500 esemplari costruiti, e non vedremo più un’auto della categoria con marchio Fiat.

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