Ultimo aggiornamento  30 marzo 2023 02:58

Alfasud Sprint, sportiva per natura.

Massimo Tiberi ·

Sprint è un termine che accompagna, dai tempi della 1900 del dopoguerra, varianti “spinte” di modelli Alfa Romeo, come ancora oggi la nuova Giulia. E anche l’Alfasud, la prima rivoluzionaria trazione anteriore della Casa, destinata ad estendere la clientela entrando nel settore delle compatte, ha avuto la sua Sprint. Coupé messa in cantiere assieme alla berlina, e ad una spider che non vedrà mai la luce, nasce dalla stessa matita di Giorgetto Giugiaro e viene lanciata nel 1976, un po’ con l’ambizione di essere l’erede della amatissima GT Junior.

Lo stile dalla linea a cuneo richiama la più grande Alfetta GT, sempre parto della Italdesign di Giugiaro, con il frontale a quattro fari circolari e classico scudetto, coda alta tronca e lunotto molto inclinato con accenno di spoiler, a richiesta i cerchi in lega. Un ampio portellone da’ accesso al bagagliaio di generose dimensioni per il tipo di vettura (325 litri) e originali, sui montanti posteriori, gli sfoghi d’aria in plastica a forma di quadrifoglio (il simbolo sportivo del marchio). 

Spazio abbondante all’interno, che può ospitare con sufficiente comodità quattro persone; il sedile posteriore non è ribaltabile per estendere il piano di carico. L’allestimento riprende, nei connotati e nella qualità dei materiali, quello di stampo un po’ troppo utilitario delle altre Alfasud, mentre i rivestimenti in tessuto simil scozzese ricordano la Golf GTI. Utili il volante regolabile e i cristalli laterali posteriori abbassabili, optional l’orologio.

"Tutta avanti"

Non cambia il quadro tecnico raffinato, sviluppo del progetto dell’ingegnere austriaco Rudolf Hruska, con esperienze alla Porsche e Cisitalia: schema “tutto avanti” con sospensioni anteriori McPherson, posteriori a ponte rigido e barra Panhard, quattro freni a disco, gli anteriori “inboard”, e servofreno. Il motore è il quattro cilindri “boxer”, monoalbero in testa per bancata e carburatore doppio corpo, della berlina in versione Ti di 1.300 centimetri cubici da 76 cavalli, accoppiato ad un cambio a 5 marce.

Dalle dimensioni contenute (4 metri di lunghezza), leggera (890 chili), agile e dall’ottimo comportamento su strada, l’Alfasud Sprint offre prestazioni di livello, con velocità massima vicina ai 170 chilometri orari e notevoli doti di spunto (circa 12 secondi da 0 a 100).

In evoluzione

Dal 1978 inizia l’evoluzione che porta a un primo lieve restyling e all’offerta di due motori: un 1.350 da 79 cavalli e un 1.500 da 84. Migliorano le finiture interne e il vellutino sostituisce il tessuto scozzese. Nel 1979, con l’adozione di due carburatori doppio corpo per potenze di 86 e 95 cavalli, la coupé diventa Sprint Veloce e, nel 1983, assieme ad un ulteriore restyling arriva la 1.500 Quadrifoglio Verde da 105 cavalli, altro richiamo alla tradizione, mentre l’uscita di scena della berlina porta all’abbandono del nome Alfasud. Ultimo passaggio negli anni 1987/88 con cilindrata 1.700, anche alimentazione ad iniezione e catalizzatore, picco di 114 cavalli e velocità superiore ai 200 chilometri orari.

Cuore sportivo 

Nel corso della carriera non manca l’impegno nelle competizioni: viene disputato un Trofeo monomarca e, nel 1982, l’Autodelta, braccio agonistico della casa, parte dalla Sprint per realizzare una Gruppo B da destinare al Mondiale Rally. Due i prototipi siglati 6C, uno a trazione integrale, con il V6 2.500 della Alfetta GTV montato in posizione posteriore centrale, ma non vi sarà seguito.

Entrata in campo in una fase di declino per la categoria, che subisce la forte concorrenza delle berline di gran serie sportivizzate, tipo Golf GTI, la compatta coupé Alfa Romeo, che costa al lancio 5milioni 280mila lire, ha come avversarie dirette le connazionali Fiat 128 3P e Lancia Beta, oltre a straniere come la Volkswagen Scirocco.

Al termine della produzione, nel 1989, sono comunque oltre 116mila gli esemplari usciti dalla fabbrica di Pomigliano, buon risultato commerciale per un’auto che non avrà vere e proprie eredi e oggi rara sul mercato d’epoca.

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