Ultimo aggiornamento  02 giugno 2023 03:27

Aston Martin Lagonda, pensata in grande.

Massimo Tiberi ·

Antica casa britannica (la fondazione risale alla fine dell’Ottocento), la Lagonda viene acquistata dalla Aston Martin nel 1948 e il suo ultimo modello è la Rapide del 1961, una berlina equipaggiata con la meccanica della DB4 e disegnata dalla milanese Touring. Lagonda torna però una quindicina di anni più tardi, non più come marchio ma come nome di un'Aston Martin decisamente innovativa e di rottura, sul piano estetico e tecnico, con la tradizione delle vetture di Newport Pagnell.

Imponente e anticonformista

L’idea di una supercar a quattro porte a dir poco anticonformista si concretizza in una mastodontica vettura, lunga 5,30 metri e dal design stupefacente, che vuole competere con rivali italiane dal carattere decisamente sportivo, Maserati o De Tomaso, ma anche cimentarsi nell’ambito esclusivo di Bentley e Rolls Royce.

La Aston Martin Lagonda debutta in anteprima al Salone di Londra del 1976, sorprendendo per le linee tese, squadrate e spigolose della carrozzeria in alluminio nate dalla matita di William Towns, senza riferimenti al passato e con soluzioni all’epoca di avanguardia. La parte frontale, quasi sottile, accoglie i fari a scomparsa e una fila di altri proiettori di forma rettangolare ai lati della calandra sopra il paraurti, mentre la silhouette termina con un terzo volume a coda tronca e gruppi ottici incassati.

All’interno, l’abitacolo è per quattro passeggeri, un salotto con vere poltrone rivestite, in questo caso rispettando i canoni consueti per le britanniche blasonate, di pelle Connolly, legno pregiato e moquette. Ma la plancia è futuristica, con una configurazione in forte anticipo rispetto a quello che vediamo sulle auto odierne: strumentazione digitale a cristalli liquidi e una consolle intorno al volante monorazza con comandi a sfioramento dei vari servizi. Alzacristalli e sedili a movimento elettrico, pedaliera regolabile, raffinato impianto di condizionamento, cruise control e perfino televisore sottolineano il connubio tra lusso e alta tecnologia.

Forte anche sotto il cofano

Per la meccanica a trazione posteriore, si parte dalla piattaforma, modificata in parte, della granturismo Aston Martin V8, dalla quale deriva anche il motore 8 cilindri 5,3 litri in lega leggera, 4 alberi a camme in testa e 4 carburatori Weber doppio corpo, da 340 cavalli con cambio manuale a 5 marce o automatico a 3 di origine Chrysler.

Le sospensioni, anteriori indipendenti e posteriori a ponte De Dion, hanno un dispositivo autolivellante, i freni a disco sono del tipo ventilato e lo sterzo ha la servoassistenza variabile. Nel comportamento su strada, alte prestazioni e comfort si fondono secondo la vocazione del marchio e, pur penalizzata da un peso di oltre 2 tonnellate, la Lagonda tocca i 230 chilometri orari e accelera da 0 a 100 in 7 secondi, scontando però consumi molto elevati.

Roba da ricchi

La produzione artigianale, praticamente a mano, porta a un prezzo di vendita da nababbi (superiore a quello di una Rolls Royce Silver Shadow) e l’affidabilità, considerando i contenuti complessi, spesso non corrisponde alle aspettative di una clientela ultra elitaria. Nel tempo, numerosi sono gli interventi su estetica, allestimenti e tecnica, con l’adozione dell’alimentazione ad iniezione Weber-Marelli (la potenza diminuisce) e un restyling nel 1987 che altera un po’ il carattere e porta con se, tra l’altro, una assai meno eccentrica strumentazione analogica e varie semplificazioni.

Nonostante i problemi, la prestigiosa berlina verrà allestita fino alla soglia degli anni Novanta, ormai nel contesto della allora nuova proprietà Ford, a ritmi lentissimi e in appena 645 esemplari, la gran parte destinati al mercato medio-orientale.

Dopo qualche prototipo che riprende il nome Lagonda, eredi recenti possono essere considerate la Aston Martin Rapide, una shooting-brake 12 cilindri del 2009 su base DB9, e la derivata Taraf del 2015, auto da sceicchi con carrozzeria in fibra di carbonio a tiratura limitata e dal costo di quasi un milione di euro. E il futuro, viste varie concept, probabilmente riserva qualche altra citazione, anche nel campo delle elettriche.

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