Ultimo aggiornamento  06 giugno 2023 02:04

Opel, alla ricerca di un'identità.

Angelo Berchicci ·

Apprezzata storicamente per le sue vetture concrete, Opel deve fare i conti oggi con prospettive piuttosto incerte, nonostante sia tornata recentemente alla profittabilità dopo una lunga crisi (e un drastico taglio nei costi). Entro il 2028 avrà in gamma solo modelli elettrici ma molti hanno l’impressione che il costruttore tedesco stia perdendo rilevanza per Stellantis, e che stia faticando a trovare una propria identità, distinta da quella dei marchi francesi.

Anche per questo motivo il 29 ottobre i lavoratori del quartier generale Opel di Rüsselsheim e dell’impianto di Eisenach incroceranno le braccia, in uno sciopero indetto formalmente per protestare contro le voci di un possibile scorporo dalla Opel GmbH dei due siti, che potrebbero finire sotto la gestione diretta di Stellantis. Ad alimentare il malcontento dei sindacati ha contribuito la chiusura dell’impianto di Eisenach almeno fino al 2022 a causa dell’assenza di chip, notizia che è stata annunciata nelle scorse settimane senza coinvolgere le parti sociali.

Il malcontento dei sindacati 

I sindacati lamentano anzitutto le decisioni centralizzate prese dal ceo di Stellantis Carlos Tavares che, secondo quanto afferma Jörg Köhlinger (capo dell’associazione IG Metall Bezirk Mitte), sin dall’acquisizione di Opel nel 2017 da parte di Psa avrebbe avuto difficoltà a rispettare il sistema di codeterminazione tipico del contesto industriale tedesco. “La dirigenza continua ad annunciare decisioni senza consultare i sindacati e i consigli dei lavoratori. E’ un modo di fare non trasparente, e crea paura e sfiducia presso gli impiegati” ha commentato il sindacalista alla testata Rheinpfalz.

Alla base dello sciopero del 29, tuttavia, c’è qualcosa di più del malcontento per i metodi utilizzati e dei timori a livello industriale, anche perché Stellantis ha firmato un accordo con il governo tedesco che blocca i licenziamenti fino al 2025, e ha assicurato che lo stop di Eisenach è solo momentaneo.

Scarsa differenziazione nella gamma 

Secondo Ferdinand Dudenhöffer, esperto di automotive all’università di Duisburg-Essen, molti nell’azienda credono che Opel sia destinata ad un ruolo marginale all’interno di Stellantis. Con l’avvio della spending review nel 2017 la sede di Rüsselsheim è stata fortemente ridimensionata, molti ingegneri, designer e tecnici qualificati hanno lasciato l’azienda per i brand Peugeot e DS. Il sentore è che Opel si stia trasformando “da un costruttore con sedi in Spagna, Gran Bretagna, Austria, Germania e Polonia, a un mero ufficio vendite con di fianco un’unità dedicata al design” come ha dichiarato l’analista ad Automobilwoche.  

Andrebbe in questa direzione una gamma i cui modelli sono stati ingegnerizzati e sviluppati fuori Rüsselsheim, e che sfrutta quasi per intero componenti, pianali e tecnologie di derivazione Psa. L’immagine di Opel è da sempre legata alla sua natura di brand tedesco generalista, che offre la qualità del made in Germany ma a prezzi più accessibili rispetto alla triade premium Mercedes, Audi e Bmw. Una caratteristica che tuttavia viene meno nel momento in cui la maggior parte dei modelli in gamma è strettamente derivata da vetture a marchio Peugeot, come avviene per Grandland, Mokka, Corsa e per la recente Astra.

Concorrenza interna 

Neanche la svolta elettrica rappresenta di per sé una soluzione per ritagliarsi una propria identità. Opel, infatti, non è certo l’unica all’interno di Stellantis ad aver annunciato una simile decisione: anche Citroën, Fiat, Alfa Romeo e Lancia offriranno solo modelli a batteria entro la fine del decennio, e con la standardizzazione di powertrain e piattaforme (per Opel saranno la CMP e la futura STLA Medium) la concorrenza interna in futuro potrebbe provenire soprattutto dai brand italiani.

A parità di posizionamento generalista, infatti, Fiat potrebbe contare su politiche di prezzo più vantaggiose, mentre Alfa Romeo (Lancia un po’ meno) avrebbe dalla sua un nome di un certo appeal e un'immagine che punta al mercato premium, ma con prezzi che non dovrebbero essere poi così diversi da quelli di Opel, visto quanto terreno la Casa di Arese deve recuperare sui mercati internazionali.

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