Ultimo aggiornamento  02 giugno 2023 05:10

Volvo, l’ora della Borsa.

Edoardo Nastri ·

Volvo è pronto per la quotazione in Borsa entro fine anno. Il costruttore svedese ha annunciato l’intenzione di lanciare un’offerta pubblica iniziale per debuttare al Nasdaq di Stoccolma. L’operazione dovrebbe consentire a Volvo di emettere titoli per un valore pari a 2,9 miliardi di dollari, mentre l’azionista principale rimarrà il gruppo cinese Geely, nonostante la probabile cessione di una quota. Secondo le stime degli analisti, lo sbarco in Borsa potrebbe portare a una capitalizzazione del brand per il valore di circa 21 miliardi di euro.

Il debutto sul mercato azionario - si legge in una nota - è necessario "per supportare la trasformazione dell'azienda e la sua continua crescita, così da diversificare le attività e la base proprietaria di Volvo”. Per rassicurare i potenziali investitori, il gruppo Geely fa sapere che continuerà a consentire a Volvo la realizzazione di sinergie di mercato e di scala. “E’ un traguardo importante per la nostra azienda e ci permetterà di avere volumi, ricavi e reddittività in continua crescita”, commenta Håkan Samuelsson, ceo di Volvo.

11 anni fa l'acquisto da Ford

L’operazione segna un certo successo per Geely, holding cinese che ha acquistato il costruttore svedese 11 anni fa da Ford in una situazione tutt’altro che tranquilla, con vendite al ribasso e una gamma prodotto da rinnovare. In poco più di un decennio gli investimenti del gruppo della Repubblica popolare, stimati intorno agli 11 miliardi di dollari, hanno donato un nuovo volto al brand, permettendo la realizzazione di nuovi prodotti e di guardare a un futuro all'insegna dell'elettrificazione. Era il 2013 quando Volvo annunciava, primo tra i marchi premium e destando un certo scalpore, l’abbandono dei propulsori di grossa cilindrata (cinque e sei cilindri) per concentrare gli investimenti su quelli elettrificati.

La cura Geely ha fatto bene a Volvo, che undici anni dopo si ritrova con un numero di dipendenti raddoppiato (pari a quasi 100mila persone) e a vendite che sono cresciute notevolmente. Nel 2011 la produzione globale annua non arrivava al mezzo milione di unità, mentre nel 2020, seppur segnato dalle difficoltà per la pandemia, le consegne hanno superato le 661mila.

Per il 2021, il ceo Samuelsson ha posto il target alle 800mila unità, crisi dei chip permettendo, mentre le previsioni entro il 2025 parlano di 1,2 milioni di veicoli. Nei primi nove mesi di quest’anno le unità vendute a livello globale sono state 530.649.

Solo elettriche dal 2030 

Il futuro di Volvo è elettrico. Il costruttore ha dichiarato che diventerà completamente a zero emissioni dopo il 2030, mentre nel frattempo si impegnerà a una riduzione delle emissioni di CO2 del 40% (rispetto al 2018) entro il 2025, e al tempo stesso farà crescere il suo margine sui modelli fino al 10%. Numeri di rilievo, possibili grazie alla politica di massimo rispetto che, da sempre, Geely ha nei confronti di Volvo. Design, ricerca, scelte: la maggior gestione del brand è stata lasciata in mano ai manager Volvo che avevano già una profonda conoscenza del costruttore di Göteborg.

Pur mantenendo una certa autonomia, Volvo ha beneficiato di tutte le tecnologie della holding cinese (proprietaria anche di Lotus, Proton, Lynk&Co, Levc e del 50% di Smart) e che ha quote in diversi altri costruttori, come Daimler (9,7%) e Renault. La competenza degli svedesi ha fatto sì che Volvo progettasse anche modelli extra gamma, pensati per essere venduti da altri brand del gruppo nei mercati globali. Succede con Lynk&Co ed è successo con Polestar, oggi marchio indipendente e che verrà anch'esso quotato in borsa con un valore stimato di circa 20 miliardi di dollari.

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