Il ceo di Stellantis Carlos Tavares ha visitato lo stabilimento della Sevel ad Atessa nella Val di Sangro, in Abruzzo, dove nascono i veicoli commerciali del gruppo. Dopo il tour dell'impianto, il manager ha incontrato i vertici sindacali. Tavares ha garantito che non ci saranno i temuti tagli alla produttività e che lo stabilimento godrà, anzi, di nuovi investimenti per migliorarne l’efficienza. Questo anche per allontanare lo spettro della delocalizzazione nella fabbrica che il gruppo sta realizzando in Polonia.
I sindacati hanno accolto positivamente le rassicurazioni che Tavares ha fatto nella sua giornata abruzzese, anche se – come ha commentato Ferdinando Uliano, segretario nazionale della Fim – “le significative affermazioni del manager andranno poi verificate passo dopo passo nelle scelte che verranno attuate nei prossimi mesi”.
La questione “somministrati”
Il sindacalista ha ricordato soprattutto l’urgenza di chiarire la situazione dei cosiddetti “somministrati”, assunti cioé da una agenzia esterna e “inviati” presso un determinato utilizzatore. Alla Sevel, che nel complesso ha 5.670 dipendenti, ce ne sono circa 700 che i rappresentanti dei lavoratori considerano a tutti gli effetti degli "interni" la cui posizione andrebbe regolarizzata; Stellantis, invece, rifiuta la proposta di una assunzione a tempo pieno, intendendo favorire, casomai, i circa 500 cassa integrati anche di altri stabilimenti impiegati ad Atessa.
Iuliano non ha nascosto il malumore del sindacato su questa materia e ha parlato apertamente di “primo sciopero dell’era Stellantis” se non si troverà al più presto un terreno comune di dialogo.
Il problema microchip
Nel corso dell'incontro, Tavares ha accennato anche alla crisi dei microchip che colpisce duramente il settore a livello globale e che, secondo il manager francese, è in questo particolare momento aggravata anche dalla chiusura - fortunatamente solo temporanea - di un impianto in Malesia all'interno del quale è scoppiato un focolaio di contagio da Covid-19.