Ultimo aggiornamento  28 maggio 2023 18:59

L’auto a guida autonoma va in Tv.

Patrizia Licata ·

L’auto a guida autonoma è ufficialmente realtà. Non sulle nostre strade, ma nell’immaginario collettivo, come dimostra il canale mediatico più popolare, la televisione. Le serie americane degli anni più recenti hanno incorporato le auto driverless tra i protagonisti e lo hanno fatto in grande stile, includendo non solo gli aspetti tecnologici e spettacolari, ma quelli etici, più sottili e altrettanto rilevanti. L’algoritmo è in grado di decidere in modo corretto? Se sbaglia di chi è la responsabilità?

Tra fantascienza e horror

È questa la domanda che affascina e inquieta gli autori e gli spettatori delle serie televisive. Negli anni passati l’attenzione era rimasta concentrata sulle caratteristiche spettacolari dei veicoli senza pilota – le funzionalità robotizzate – fino all’estremismo horror. Sul piccolo schermo molti ricorderanno la serie degli Anni ‘80 “Supercar”; al cinema l’auto autonoma figura tra gli “effetti speciali” di un cult come “Minority Report” di Steven Spielberg (2002).

L’auto autonoma è anche la “star” di Christine, il film del 1983 diretto da John Carpenter e basato sull’omonimo libro di Stephen King. Christine è il nome della Plymouth Fury del 1958 acquistata dal protagonista Arnie che si rivela “demoniaca” nella capacità non solo di guidarsi e ripararsi da sola, ma di provare rabbiosi sentimenti e agire di conseguenza.

Cyber-attacchi alle auto, indaga CSI

Torniamo ad anni più recenti e al piccolo schermo. I display interattivi che avevano stupito il pubblico in “Minority Report” sono uno strumento ricorrente nelle indagini di CSI per la visualizzazione dei dati. Nello spin-off “CSI: Cyber” - dedicato alle inchieste sulla criminalità informatica - compaiono (episodio 6, seconda stagione, 2015) quattro veicoli (una Nissan Fairlady Z Roadster del 2009, una BMW M3 E90, una Cadillac CTS-V e una lussuosa BMW Serie 7) finiti sotto il controllo di un hacker che li fa agire autonomamente pilotandoli da remoto.

Un cyber-attacco in pieno stile in cui i criminali iper tecnologici violano un sistema informatico e ne assumono il controllo al posto dei legittimi amministratori. Niente di fantascientifico, insomma, come dimostrano le cronache di questi mesi dove fatti del genere accadono realmente.

L’autonoma è responsabile degli incidenti?

Il driverless killer “alla Christine” è il protagonista di una puntata della serie Tv “NCIS” (quarta stagione, episodio 11, 2003) in cui l’auto-robot "Otto", parte di un progetto ad alto livello del Dipartimento della Difesa americano, causa la morte di una luogotenente della Marina. L’auto era perfettamente progettata, ma il software era stato sabotato per uccidere la donna.

Inutile sottolinearlo: dietro l’azione maligna del robot c’è la volontà criminale dell’uomo. È così anche in una puntata del legal drama “Bull” (prima stagione, episodio 10, 2017), dove compare E. J., software per auto totalmente robotizzate che interagisce con i passeggeri e con i suoi programmatori tramite un’interfaccia dotata di un volto e una voce. Ucciderà ben due persone e a finire sul banco degli imputati per negligenza è la ceo dell’azienda che produce il software di automazione. La missione della manager è salvare vite umane grazie ad auto più sicure perché controllate dal computer, ma che cosa succede se il software ha un malfunzionamento? E chi dà il diritto all’intelligenza artificiale di scegliere, di fronte a una collisione sicura, chi salvare e chi sacrificare?

Nel telefilm E.J. non ha “sbagliato”, ma è stato oggetto di una manomissione. Anche le questioni etiche legate all’auto autonoma fanno sempre capo alla decisione di una persona, perché gli algoritmi agiscono solo in base a dati e comandi precedentemente impostati dall’uomo sulla base di regole condivise. È qui che si giocherà la sfida delle responsabilità dell’auto che guida “da sola”.

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