Ultimo aggiornamento  01 aprile 2023 03:11

Quanti guai per Nikola.

Paolo Borgognone ·

Non bastavano le difficoltà del mercato auto - tra crisi dei chip e conseguenze della pandemia - e gli sforzi necessari a una start up che deve farsi spazio tra i “grandi” del settore: per Nikola, azienda di veicoli a idrogeno fondata a Salt Lake City nello Utah nel 2014, i problemi arrivano soprattutto dall’interno.

Il fondatore e detentore del 20% delle azioni Trevor Milton - dimessosi dalla carica di presidente lo settembre scorso - è stato ora incriminato formalmente da un giurì federale americano per frode. L’accusa è aver mentito su "quasi tutti gli aspetti del business” per sostenere la vendita delle azioni della società.

Accusa e difesa

Secondo l'ufficio del procuratore degli Stati Uniti a Manhattan, il 39enne miliardario si sarebbe reso responsabile di false dichiarazioni e frode telematica. In particolare Milton avrebbe spacciato come “perfettamente funzionante” il prototipo del camion fuel cell “Nikola One”, che era invece ancora in fase di studio e avrebbe volutamente definito “vincolanti” delle prenotazioni ricevute per i suoi veicoli per sapendo perfettamente che queste erano invece annullabili in caso di inadempienza contrattuale. Il manager avrebbe poi - in parecchie occasioni - parlato della produzione in proprio di componentistica, in particolare di batterie, nonostante fosse a conoscenza che i materiali venivano invece acquistati da terze parti.

Audrey Strauss, il pubblico ministero che si occupa del caso ha detto in una dichiarazione pubblica: “Milton ha detto bugie per generare una domanda popolare verso le azioni, a partire almeno da marzo 2020, quando Nikola ha annunciato che si sarebbe quotata in borsa. A quel punto la sua preoccupazione era di tenere il prezzo del titolo il più alto possibile”.

A questi guai si aggiunge la richiesta che arriva dalla Sec - la Security Exchange Commission, l’ente che si occupa di controllo della Borsa negli Usa - che ha chiesto al tribunale di New York di “impedirgli permanentemente di agire come funzionario in una società che emette titoli, obbligarlo a restituire tutti i guadagni illeciti e pagare una multa”.

Di tutt’altro avviso, ovviamente, il pool di difensori del miliardario, capitanati da Brad Bondi, che in passato ha lavorato proprio per la Sec. A suo dire, “Milton - un imprenditore con la visione a lungo termine di aiutare l'ambiente tagliando le emissioni di carbonio nell'industria dei trasporti - è stato accusato ingiustamente a seguito di un'indagine imprecisa e incompetente” nella quale “sono state ignorate delle prove e non si sono ascoltati importanti testimoni. La giustizia sarà servita solo quando sarà totalmente scagionato”. L’accusato si è detto innocente ed è rimasto a piede libero pagando una cauzione da 100 milioni di dollari. Il tribunale ha comunque sancito che non potrà contattare per nessun motivi gli investitori.

Obiettivo: i piccoli investitori

Secondo i capi d’imputazione, Milton avrebbe costruito un sistema intricato per sostenere il valore delle azioni. In particolare i suoi intrallazzi avrebbero colpito piccoli investitori poco esperti, alcuni dei quali avrebbero perso diverse centinaia di migliaia di dollari.

"Lo schema di Milton - si sostiene nelle 49 pagine degli atti d’accusa - ha preso di mira singoli soggetti non professionali, i cosiddetti investitori al dettaglio, con dichiarazioni false e fuorvianti attraverso social media, televisione, stampa e interviste podcast al fine di arricchirsi e di accrescere la propria statura come imprenditore”.

Il pubblico ministero ha chiesto la confisca di tutte le proprietà di Milton "riconducibili alla commissione di detti reati", per una cifra che potrebbe raggiungere il miliardo di dollari, accumulati da quando Nikola è diventata società quotata nel giugno 2020.

Le reazioni aziendali

Non appena si sono diffuse queste notizie, il titolo di Nikola è crollato del 15,2% a 12,03 dollari per azione. Per dare un’idea della dimensione del problema, basti ricordare che al suo massimo storico - il 9 giugno 2020, pochi giorni dopo che la società è diventata pubblica - ogni azione valeva di 93,99 dollari.

L’azienda ha comunque diffuso una nota nella quale conferma di aver "collaborato con il governo nel corso della sua inchiesta". La società ha sottolineato che le accuse sono contro Milton e non contro Nikola. "Rimaniamo impegnati - si legge nella nota - con le scadenze precedentemente annunciate e siamo concentrati sulla consegna di camion elettrici a batteria Nikola Tre che inizieranno a uscire dai nostri impianti di produzione più avanti nel corso dell’anno”.

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