La storica accensione della fiamma olimpica – quest'anno alimentata per la prima volta a idrogeno - ha finalmente dato il via a Tokyo 2020, la trentaduesima edizione dei Giochi Olimpici slittata di un anno a causa del coronavirus. Si accendono dunque i semafori verdi per le numerose discipline sportive (50 per l'esattezza) come anche per le vetture che trasporteranno gli atleti e addetti ai lavori durante tutto l'arco della manifestazione, dal 23 luglio all'8 agosto.
Per questa edizione sarà Toyota, in veste di partner ufficiale, a fare delle Olimpiadi di Tokyo l'evento a emissioni zero più importante della storia dello sport, grazie a una serie di veicoli elettrici studiati per lo spostamento di partecipanti e addetti ai lavori. E anche se il marchio giapponese ha di recente ritirato i propri spot perché contrario alle modalità di svolgimento della rassegna, a causa dei contagi che hanno ripreso a salire vertiginosamente, continuerà a rappresentare l'intera manifestazione. Ma quella delle quattro ruote e dei cinque cerchi olimpici è una lunga e ricca storia che merita di essere raccontata.
Da Fiat (1960) alla doppietta di Nissan (1964, 1968)
A partire dal 1960 quando Roma, in pieno boom economico, diventa palcoscenico per quella che sarà ricordata come un'edizione storica dei Giochi Olimpici. Per l'occasione, Fiat ufficializza il proprio contributo alla logistica della manifestazione con la fornitura di 260 veicoli, ciascuno contrassegnato dal simbolo dei Giochi. La flotta includeva numerose 600 D Multipla affiancate da 80 Lambretta e 20 motogiardinette destinate ai brevi spostamenti di atleti e dirigenti.
Il successo romano è tanto, quasi impossibile da equiparare. Tuttavia, quattro anni dopo a Tokyo si scrive un'altra pagina importante della competizione a cinque cerchi con Nissan che schiera come auto testimone uno dei suoi modelli di punta, la Cedric Special del 1964. Alle Olimpiadi in Messico del 1968, invece, sarà una Datsun Bluebird 1300 a trasportare atleti e addetti ai lavori che, prima della chiusura, decidono di autografarne la carrozzeria trasformando così l'auto in un pezzo da museo, proprio come la si può ammirare oggi presso il Nissan Heritage Museum in Zama, Giappone.
Esordio elettrico di Bmw (1972)
All'atmosfera elettrizzante che si respirava in pista o nei campi da gioco di Monaco 1972, si alternava quella generata dalla Bmw 1602e, un prototipo a batteria nato come esperimento, che ha successivamente ispirato un modello di riferimento come la i3 del 2013, la prima auto a zero emissioni del marchio tedesco. Batteria al piombo da 350 chilogrammi e un'autonomia di circa 60 chilometri: i presupposti per fare la storia c'erano già tutti.
Dalla Russia col Raf 2907 (1980)
Concept elettriche, motociclette, fuoristrada e furgoni. Al centro dei Giochi Olimpici ci sono stati veicoli d'ogni tipo. Su questa linea, non stupisce che a Mosca, nel 1980, scesero in pista 300 RAF-2907, minibus basato sul RAF-2203 della Riga Autobus Factory, di cui uno appositamente modificato per trasportare la Fiamma Olimpica.
Se da una parte ci sono stati costruttori che non hanno mai preso parte alle olimpiadi, ce ne sono altri che, al contrario, costituiscono quasi degli habitué della rassegna. Uno di questi è la statunitense Buick (dal 1908 parte di General Motors) che alle Olimpiadi di Los Angeles 1984 schiera una flotta di Century Olympia e ad Atlanta 1996 una serie di Regal Olympic Edition, entrambi i modelli dotati di finiture in oro e poggiatesta ricamati con i cerchi olimpici.
Seat apre le porte al mondo (1992)
“Barcelona, abre tus puertas al mundo”. È il 25 luglio 1992 e le voci celestiali (e virtuali) di Monserrat Caballè e Freddie Mercury – il frontman dei Queen scomparso l'anno prima – riecheggiano nello Stadio Olimpico Lluís Companys nella cerimonia d'apertura della XXV Olimpiade. La città catalana è in festa e il marchio spagnolo Seat, nel gruppo Volkswagen dal 1986, sfrutta il “fattore casa” mettendo a disposizione degli oltre 10mila atleti partecipanti due modelli importanti.
L'Ibiza Olimpica, nella versione speciale di colore bianco, personalizzata con i 5 cerchi olimpici e il logo Barcelona ’92, e la Toledo elettrica, la declinazione a zero emissioni della berlina spagnola dotata di caricabatterie e un gruppo di alimentatori da 500 chilogrammi l'uno che consentono all'auto un'autonomia di 65 chilometri. Inoltre, una Toledo in allestimento Podium, prodotta in 25 unità e consegnata a tutti i vincitori spagnoli di una medaglia olimpica (22). Esclusiva fuori e dentro: tinta blu navy, telefono portatile nel bracciolo centrale e inserti in legno sul volante.
La "Mini Mini" di Londra 2012
A motorizzare i Giochi Olimpici di Londra 2012 c'è stata Mini, dal 1994 sotto il gruppo tedesco Bmw ma dall'anima sempre britannica: per l'occasione, il marchio ha presentato la Mini Mini, un modello elettrico in scala 1:4 della Mini E, auto ufficiale dei giochi londinesi. Progettata per aiutare gli atleti nel recupero degli attrezzi durante alcune discipline come il lancio del disco e del giavellotto, la vettura in miniatura era dotata di gruppi ottici funzionanti, freni a disco anteriori e ammortizzatori studiati per mantenere stabile il carico a bordo.
Sempre a Londra 2012, Rolls-Royce presenta tre Phantom Drophead Coupé Series II realizzate, per la prima volta nella storia del marchio inglese, con un logo diverso. Al posto della tradizionale "doppia R", c'è una placca in metallo con sopra disegnato il profilo dello Spirit of Ecstasy avvolto nella bandiera della Union Jack. Nell'abitacolo, invece, sul volante è inciso il motto olimpico: “Citius! Altius! Fortius!” ("Più veloce! Più in alto! Più forte!"). Non ci resta che dire: che vinca il migliore.