Appena 10 minuti di ricarica per garantire fino a 300 chilometri di autonomia: sono questi i numeri da primato di un nuovo tipo di batteria messa a punto da un gruppo di ricercatori dell'università di Harvard. Si tratta di una evoluzione degli accumulatori allo stato solido: nuova frontiera dell’auto elettrica a cui la maggior parte dei costruttori ormai guarda per dare la spinta definitiva alle vetture elettriche nel mercato.
Maggiore densità energetica e più sicurezza
A differenza dei tradizionali accumulatori al litio, le batterie allo stato solido possiedono una maggiore densità energetica e, a parità di peso e ingombro, garantiscono molta più autonomia, oltre a consentire di immagazzinare elettricità in tempi più rapidi.
Il nome deriva dall'utilizzo di un elettrolita solido, anziché liquido, motivo per il quale sono anche molto stabili ed estremamente sicure, non essendo infiammabili. Tali batterie sono però al momento molto costose da realizzare, e questo rappresenta un forte ostacolo al loro impiego.
Motivo per il quale diversi costruttori stanno stringendo partnership tra loro e con aziende del tech, in modo da renderne lo sviluppo e la fabbricazione più sostenibili sul piano economico. Al punto, spiega l’analista di Guidehouse Insights Sam Abuelsamid, che “le batterie allo stato solido diventeranno per le case automobilistiche un criterio centrale per il loro modello di business negli anni a venire, così come i motori e le trasmissioni lo sono stati in passato”.
Una sfida per tutti
L’ultima ad investire nella tecnologia in ordine di tempo è stata Hyundai, che nei giorni scorsi ha annunciato di aver speso l'equivalente di 100 milioni di dollari per acquisire una quota della startup SolidEnergy Systems, così da poter avviare entro il 2030 la produzione di massa di veicoli elettrici a batterie allo stato solido. Ma la corsa per fare degli accumulatori allo stato solido uno standard sulle vetture con la spina è già iniziata da tempo, innescando una vera e propria gara tra i produttori.
Toyota e le altre
Tra i più avanti in tal senso c’è Toyota, intenzionata a presentare già entro fine anno il suo primo veicolo con batteria allo stato solido. Mentre Volkswagen ha recentemente aumentato la sua quota in QuantumScape: startup americana che vede tra suoi sostenitori il fondatore di Microsoft Bill Gates, prossima a lanciare una linea di produzione per questo tipo di batterie entro il 2024 da impiegare sulle auto del colosso di Wolfsburg. “Rispetto agli accumulatori attuali garantiranno circa il 30% in più di autonomia e dovrebbero essere in grado di caricarsi all’80 per cento nella metà del tempo” spiegano i tecnici della casa tedesca.
Ford, per fare un altro esempio, ha investito nella startup Solid Power coinvolgendo nell’ultimo giro di finanziamenti (circa 130 milioni di dollari) anche Bmw. Secondo i piani, le due case potranno disporre di accumulatori allo stato solido per i rispettivi modelli nel 2022, anno in cui anche il produttore cinese Nio presenterà una berlina con un pacco batterie allo stato solido capace di marciare oltre 1000 chilometri con una sola ricarica.
La gara dei brevetti
Anche i produttori della Repubblica Popolare seguono infatti con attenzione l’evolversi della tecnologia. Nella classifica per numero di brevetti relativi alle batterie allo stato solido, dopo il Giappone con il 37% delle 9.400 registrazioni dal 2001 al 2018, la Cina (che già domina la filiera di quelle agli ioni di litio) è seconda con una quota del 28%, seguita dagli Stati Uniti con il 16%.
L'eccezione di Tesla
Alla luce di quest’ultimo dato non sorprende poi troppo che tra i pochi a non aver preso ancora parte alla corsa ai rivoluzionari accumulatori ci sia l’americana Tesla. Il produttore di veicoli elettrici più noto al mondo recentemente ha dotato la sua berlina Model S di batterie al litio super performanti da 650 chilometri di autonomia, che accumulano energia sufficiente per coprire 300 chilometri in appena un quarto d'ora. L'ennesima sfida a tutto e tutti di Elon Musk.