Ultimo aggiornamento  09 giugno 2023 09:08

Alfa Romeo Giulia GTC, la spensierata.

Massimo Tiberi ·

Salone di Ginevra 1965: allo stand Alfa Romeo debuttano nuove versioni della Giulia, la berlina sportiva lanciata tre anni prima e già dal 1963 seguita dalla coupé Sprint GT carrozzata da Bertone su disegno di Giugiaro. Nello scenario della importante rassegna svizzera riflettori dunque puntati sulla Super, variante potenziata ed arricchita negli allestimenti della berlina e sulla GTA, la coupé alleggerita destinata alle competizioni e dal mitico futuro.

Ad affiancarle la Giulia GTC, una compatta cabriolet due posti più due (lunghezza di 4,08 metri) derivata dalla Sprint GT, tipologia di vettura  “scoperta” non particolarmente frequentata dai costruttori italiani, tanto che in quel periodo l’unica concorrente nazionale in campo è la Lancia Flavia Convertibile, nata dalla matita di Michelotti per la Vignale.

Serve robustezza

La produzione viene affidata alla Touring, che non interviene sui tratti di un’auto molto riuscita dal punto di vista stilistico ma riesce ad irrobustire la scocca, operazione necessaria a causa dell’eliminazione del tetto, mantenendo il peso complessivo poco al di sopra dei mille chili. La lunga capote in tessuto a comando manuale inoltre, una volta ripiegata, rientra perfettamente all’interno della carrozzeria, senza quindi alterare l’equilibrio estetico.

Anche l’abitabilità e gli equipaggiamenti non cambiano rispetto alla coupé, con i sedili posteriori piuttosto sacrificati ma assetto di guida da autentica sportiva e strumentazione completa (ben sei indicatori). Il mantenimento dei cristalli laterali posteriori, discendenti, e un lunotto abbastanza ampio, permettono poi di non penalizzare troppo la visibilità a capote chiusa, tradizionale tallone d’Achille di spider e cabriolet.

Marchio di famiglia

La tecnica ricalca quella delle altre Giulia. In evidenza, l’ottimo quattro cilindri bialbero in lega leggera di 1.570 centimetri cubici, con valvole raffreddate al sodio e due carburatori Weber doppio corpo, che offre 103 cavalli ed è accoppiato ad un cambio a cinque marce, all’epoca dalla proverbiale maneggevolezza. Le sospensioni anteriori sono a ruote indipendenti e posteriori a ponte rigido, mentre l’impianto frenante è a quattro dischi con servofreno.

Il tutto si traduce su strada nella ulteriore conferma dell’eccellenza dell’Alfa Romeo nei confronti delle rivali contemporanee in fatto di prestazioni e dinamica: velocità massima dell’ordine dei 180 chilometri orari e accelerazione da 0 a 100 in 12 secondi, valori normalmente alla portata di cilindrate superiori e il temperamento è appagante in ogni situazione.

Il prezzo di due milioni 395mila lire supera di 200mila lire quello della Sprint GT ed è al livello della Flavia Convertibile, in un mercato comunque elitario e di nicchia. Nonostante le indiscutibili doti, la GTC infatti non incontrerà i favori del pubblico e la stessa casa milanese preferirà promuovere molto di più la spider due posti firmata Pininfarina presentata nel 1966, da tutti ricordata come Duetto, che avrà grande successo e straordinaria longevità. La Giulia cabriolet, invece, sarà costruita soltanto per un paio d’anni in appena un migliaio di esemplari, per lo più venduti all’estero, anche con guida a destra.

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