Ultimo aggiornamento  20 marzo 2023 10:41

Citroën M35, esperimento fallito.

Massimo Tiberi ·

Per sua natura portata alle scelte d’avanguardia in ogni campo, dal design alla tecnica, Citroën ha sempre puntato sull’anticonformismo dei propri prodotti senza timore di sperimentare percorsi innovativi. In linea con gli orientamenti del marchio, quindi, l’interesse manifestato anche nei confronti del motore a pistone rotante.

L’invenzione di Felix Wankel, geniale autodidatta tedesco negli anni Cinquanta progettista della NSU, appare come una realistica alternativa alle unità tradizionali. Compatto, dalle componenti ridotte e capace di fornire potenze elevate in rapporto alla cilindrata, il Wankel non manca però di difetti evidenti, come la scarsa elasticità dai bassi regimi o il consumo eccessivo di olio e carburante. E le prime auto messe in produzione dalla casa di Neckarsulm tra il 1964 e il 1967, una piccola spider di derivazione Prinz e la berlina di fascia superiore Ro 80, confermano i dubbi e scontano problemi di affidabilità.

Tutto ciò non impedisce a molti costruttori di acquisire licenze, dalla Mercedes alla Mazda, e la Citroën creerà con la NSU, alla metà degli anni Sessanta, la società Comotor per lo sviluppo di futuri modelli.

Tentativo azzardato

Viene così avviata in Francia una concreta sperimentazione, a partire dal 1970, affidando ad un gruppo selezionato di clienti una vettura allestita appositamente, la M35, coupé due porte dall’aspetto piuttosto stravagante, lunga 4 metri e dalle componenti di carrozzeria e allestimento riprese in gran parte dalla Ami 8. L’abitacolo è sufficientemente spazioso con sedili comodi e il vano bagagli ampio, mentre la plancia, la strumentazione e la caratteristica leva del cambio a “manico d’ombrello” sono quelli della popolare utilitaria. Fra le note tecniche: trazione anteriore, freni anteriori a disco, quattro rapporti e accento sulle raffinate sospensioni, pneumatiche e regolabili in altezza come sulla DS.

Ma l’elemento di spicco è naturalmente il motore, un monorotore di 995 centimetri cubici, con carburatore e raffreddato ad acqua, che offre la buona potenza di 49 cavalli per prestazioni di tono in rapporto alla categoria: 144 chilometri orari di velocità massima e chilometro da fermo in 39 secondi. D’altra parte, il consumo medio dichiarato è di circa 10 chilometri/litro, che non regge troppo bene il confronto con le rivali convenzionali, e il prezzo, orientativo considerando l’obiettivo sperimentale, è di 14mila franchi, non certo economico.

Poco successo

A fronte di una produzione prevista di 500 esemplari, e di ben 5mila richieste, saranno soltanto 267 le M35 affidate prevalentemente a viaggiatori di commercio e a clienti in grado di rispettare il limite minimo imposto di almeno 30mila chilometri da percorrere. Nel 1973 inizierà la restituzione ai concessionari delle coupé, con un sostanziale esito non troppo positivo dell’esperimento. Il testimone passa però alla GS Birotor, versione della berlina compatta di successo della casa francese, equipaggiata con due rotori per complessivi 1.990 centimetri cubici, da 107 cavalli ma con consumi intorno agli 8 chilometri/litro, non il massimo in tempi di crisi energetica. Dopo 847 unità della vettura, prodotte in un paio d’anni, il Wankel viene dunque abbandonato dalla Citroën, come del resto da quasi tutti gli altri costruttori che ne erano stati attratti, ad eccezione della Mazda, unica a vincerne i difetti mantenendo in gamma modelli sportivi fino al 2012.

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