Granturismo veloci su strada, in grado però, con qualche limitata modifica, di battersi in pista ai massimi livelli. Tra la metà degli anni Cinquanta e i Sessanta è la filosofia progettuale che caratterizza Ferrari e Maserati, ma anche costruttori come la Aston Martin dalla grande tradizione in campo agonistico.
Lanciata nel 1958, la coupé DB4 del marchio britannico unisce l’eleganza della carrozzeria disegnata dalla Touring agli allestimenti di lusso dell’abitacolo e ad una meccanica di alto profilo, per prestazioni d’eccellenza. Contenuti tecnici che rappresentano un’ottima base per lo sviluppo di modelli derivati da impegnare nelle competizioni. Nasce la variante GT, che inizia a farsi valere in gara con buoni risultati e stimola i dirigenti della casa a realizzare una vettura ancora più adeguata al ruolo.
Con l’obiettivo di ridurre i pesi e migliorare l’aerodinamica viene coinvolta la Zagato, specialista nelle trasformazioni vincenti nell’impiego sportivo, come testimoniato da tante Alfa Romeo, Lancia e Abarth. Il risultato è un’auto non soltanto dalle accresciute qualità dinamiche ma dal fascino straordinario, una delle più belle di sempre.
Testimone di una stagione irripetibile
Rispetto alla DB4 d’origine, la GT presentata al Salone di Londra del 1960 e che porta la firma di Ercole Spada, stilista di punta, dell’atelier milanese, è più raccolta nelle dimensioni (lunghezza di 4,26 metri), ha il passo accorciato, due posti e perde una cinquantina di chili grazie all’ampio utilizzo di alluminio e plexiglas, oltre all’eliminazione dei paraurti e di altri elementi non indispensabili.
Le forme sinuose, i fari carenati, la grande griglia anteriore, i cerchi a raggi, donano fortissima personalità a quella che può essere considerata fra le più riuscite testimoni di una stagione irripetibile, dove il confronto è con miti del calibro della Jaguar E-Type o della Ferrari 250 nelle varie versioni. E non manca neppure la cura artigianale, cara alla marca di Newport Pagnell, nell’allestimento dell’abitacolo, non del tutto privo di raffinatezza nei rivestimenti in pelle e nel classico volante a tre razze con corona in legno.
Per quanto riguarda la meccanica, la GT Zagato conferma l’impostazione delle altre DB4, ma il motore in alluminio sei cilindri in linea 3,7 litri, bialbero e a due candele per cilindro, dispone di tre carburatori Weber ed è stato preparato per offrire la notevole potenza di 314 cavalli. Completano il quadro il cambio a quattro marce sincronizzate, le sospensioni posteriori con parallelogramma di Watt e quattro freni a disco non servoassistiti.
Quotazioni stellari
Secondo i rapporti scelti, la velocità può raggiungere i 300 chilometri orari e, in gara tra il 1961 e il 1963 con piloti del calibro di Stirling Moss e Jim Clark, l’Aston Martin Zagato sfida le migliori avversarie pur non ottenendo risultati di particolare rilievo a causa di qualche problema di affidabilità (sfortunate anche le presenze alla 24 Ore di Le Mans).
A fronte di costi altissimi, si parte da prezzi vicini alle 6mila sterline, la produzione si ferma a 19 esemplari dei 23 previsti inizialmente, ma nel 1991 vengono realizzate dalla casa, con criteri filologici, quattro repliche certificate e ancora due nel 2000, conosciute rispettivamente come Sanction II e Sanction III.
Per non parlare delle due ulteriori serie speciali Continuation del 2017 e 2019, l’ultima venduta in abbinamento alla nuova DBS GT Zagato, moderna supercar equipaggiata con un V12 biturbo da 770 cavalli. La conferma dello straordinario valore storico di queste DB4, anche le originali tutte in vita, ambite sul mercato d’epoca a quotazioni che possono superare abbondantemente i 10 milioni di euro.