Bob Dylan, cantautore, musicista e poeta statunitense, insignito nel 2016 del premio Nobel per la letteratura, festeggia 80 anni. Robert Allen Zimmerman nasce infatti a Duluth, Minnesota, il 24 maggio del 1941: nella sua leggendaria e sterminata produzione musicale le auto sono state un ingrediente fondamentale. Attraverso aneddoti a quattro ruote e i testi delle sue canzoni, celebriamo l'artista e il suo rapporto con il mondo dei motori.
Uno strano incidente
Dylan ha sempre avuto una grande passione per le auto ma soprattutto amava le motociclette. Molti ricorderanno l'incidente di cui fu protagonista nel 1966 in sella a una Triumph, un fatto diventato leggenda anche se i dettagli rimangono oscuri. Nella sua autobiografia del 2004 "Chronicles: Volume One", il cantautore scrive: "Ho avuto un incidente in moto e mi sono fatto male, ma mi sono ripreso. La verità era che volevo uscire dalla corsa al successo. Diventare padre mi aveva cambiato la vita. Al di fuori della mia famiglia, niente aveva un reale interesse per me". Questo è quanto di più vicino a un resoconto ufficiale dell'incidente. Nessuna ambulanza, nessun testimone; le voci abbondavano sul fatto che si trattasse di una bufala o una semplice scusa per ritirarsi a vita privata.
Una passione
A ogni modo sarebbe tornato presto all’opera: come dichiarato da Dylan sempre nella sua autobiografia, le auto insieme ai motel "sono i posti migliori in cui scrivere canzoni, perché sono luoghi temporanei". Chissà quante ne avrà immaginati di testi, appoggiato a un volante.
"Il primo grande acquisto con il mio primo 'grande' stipendio è stata una Ford Mustang decappottabile del 1966. Ma un ragazzo che lavorava per me l'ha fatta precipitare da una collina a Woodstock e si è schiantata contro un camion", ha raccontato Dylan.
Un vero peccato, visto che le auto americane sono le preferite del cantautore. "Vedo il finestrino di una Cadillac nei quartieri alti, non c'era nessuno in giro. Mi sono seduto al volante e ho guidato lungo la 42esima strada nella mia Cadillac. Buona macchina da guidare dopo una guerra", canta in "Talkin' World War lll Blues" dall'album "The Freewheelin' Bob Dylan" (1963).
Ingredienti musicali
Il mondo delle quattro ruote torna, con molte sfaccettature diverse, nelle opere di Dylan. Nel 1983 esce uno degli album chiave della sua produzione, "Infidels" e in "Union Sundown", con sarcasmo tagliente, il menestrello non contiene il suo spirito critico verso l'industria nel suo complesso: "La macchina che guido è una Chevrolet, è stata prodotta in Argentina da un ragazzo che guadagna trenta centesimi al giorno”. Una frase che rimanda alle canzoni sul lavoro di uno dei mentori di Dylan, Woody Guthrie.
Nel 1985 in “Clean Cut Kid” di Empire Burlesque si parla di Hollywood, Peter O'Toole e una Rolls Royce che finisce in piscina. In "Summer Days" dall'album "Love & Theft" del 2001 scrive: "sto guidando una Cadillac. Le ragazze dicono tutte: "Sei una star esausta". Le mie tasche sono piene e spendo ogni centesimo. Ho otto carburatori, li sto usando tutti. Sono a corto di gas, il mio motore sta iniziando a bloccarsi”.
Non dimentichiamo poi l'auto rubata di "Tweeter and the Monkey Man"(1988), del supergruppo Traveling Wilburys a fianco di altri grandissimi: George Harrison, Tom Petty, Jeff Lynne e Roy Orbison. "Tweeter era un boy scout prima di andare in Vietnam, e ha scoperto nel modo più duro che a nessuno frega niente, sapevano di aver trovato la libertà appena oltre il confine del Jersey, così sono saltati su un'auto rubata e hanno preso l'autostrada 99".
Messo in discussione
Un autore della statura di Dylan non poteva non essere messo in discussione. Successe con la celebre "svolta elettrica" del 1965, quando abbandonò i suoni acustici del folk per passare a quelli attaccati alla spina del rock. Anche sulle auto c'è stato da discutere quando, nel 2007, il cantante è apparso in uno spot della Cadillac Escalade e o ancora nel 2014 quando è stato protagonista di un corto promozionale, trasmesso durante il Super Bowl, per Chrysler. Un inno "all'orgoglio americano" chiuso dalla frase: "Detroit ha costruito le auto e le auto hanno costruito l'America". Poeta fino in fondo.