Attenzione allo stile e cura per il dettaglio. In tema di design automobilistico, il Giappone è certamente il paese asiatico che più si avvicina ai gusti italiani. Non è un caso che dagli anni ’60 in poi siano state sempre più frequenti le collaborazioni tra costruttori giapponesi e famosi designer dello Stivale, in un mix perfetto di precisione d’esecuzione, tipicamente nipponica, e genio creativo nostrano. Ecco tre concept car del passato di Nissan, Mazda e Toyota nate rispettivamente dalle matite di Gandini, Bertone e Giugiaro.
Nissan AP-X (1993, Gandini)
La Nissan AP-X potrebbe essere oggetto di studio in materia di aerodinamica. Attraverso superfici morbide, volumi pieni e appendici installate nei punti giusti del corpo vettura, Marcello Gandini era riuscito a ottenere per questa coupé un coefficiente aerodinamico di 0,20, stupefacente per l’epoca e ottimo anche per i giorni nostri.
La Nissan AP-X è stata svelata 28 anni fa al Salone di Tokyo, ma è espressione di tematiche estremamente attuali, come la ricerca della massima efficienza e la sicurezza attiva e passiva dei passeggeri. Per risparmiare il carburante del 3.0 V6 da 247 cavalli, Gandini aveva progettato un fondo completamente piatto, linee arrotondate, parafanghi posteriori affusolati e cerchi in lega senza aperture. Gli interni seguivano un’impostazione estremamente razionale e classica. Il cockpit era rivolto verso il guidatore e pieno di grandi tasti per facilitarne l’utilizzo durante la marcia, mentre erano previsti gli airbag per la protezione dei passeggeri.
Toyota Volta (2004, Italdesign Giugiaro)
Nel 2004 la Italdesign di Giorgetto Giugiaro ha provato ad esplorare il mondo delle supercar ibride ad alte prestazioni. Il risultato è la Toyota Alessandro Volta, coupé sportiva presentata al Salone di Ginevra, dotata di un powertain elettrificato: al benzina V6 3.3 montato al posteriore si univano due motori elettrici, uno su ciascun asse, per una potenza complessiva di 402 cavalli.
Lunga 4,3 metri, larga 1,9 e alta 1,1, la Volta sfoggiava diversi particolari eccentrici: dalle portiere a farfalla a una configurazione degli interni decisamente fuori dal comune. L’abitacolo a tre posti aveva un pavimento completamente piatto, e volante e pedaliera potevano scorrere su un asse orizzontale trasformando in guidatore ciascuno dei tre passeggeri. Un miracolo possibile grazie alla tecnologia fly-by-wire di comandi elettronici privi di qualsiasi elemento meccanico.
Mazda RX 87 (1967, Giugiaro per Bertone)
La Mazda RX 87 rappresenta uno dei primi sodalizi tra un costruttore giapponese e una carrozzeria italiana. Nel 1967, Mazda desiderava mettere in produzione un modello di chiaro gusto europeo, ispirato ai classici stilemi del design italiano dell’epoca: proporzioni, eleganza e un accenno non urlato di sportività. L’incontro tra Nuccio Bertone e gli uomini Mazda avviene al Salone di Torino a metà degli anni ’60 e pochi mesi dopo la carrozzeria si mette al lavoro per realizzare un prototipo marciante che anticipi le linee di quella che sarà la Mazda Luce R130.
Il prototipo, disegnato da Giorgetto Giugiaro (al tempo capo designer alla Bertone) è piuttosto vicino a quella che sarà la vettura di produzione. Volumi definiti e squadrati (tipici dell’epoca), fanaleria e griglia a sviluppo orizzontale, muso leggermente calante e ottime proporzioni: gli ingredienti classici che si potevano ritrovare nei modelli destinati alla grande produzione di Fiat, Lancia e Alfa Romeo dell’epoca. La RX-87 aveva la trazione anteriore ed era spinta da un motore rotativo Wankel.