New York, 22 aprile 1964. Allo stand Ford della New York World's Fair, fiera dedicata alle innovazioni tecnologiche - accanto alla leggendaria Mustang presentata da Mr Lee Iacocca in persona - spiccava un'altra vettura che, in linea con le finalità dichiarate dell'esposizione, anticipava il domani. Era la concept Aurora, definita “la station wagon del futuro”.
Salotto futuristico
L'Aurora non era destinata alla produzione, tuttavia alla base della show car c'era l'intento di esplorare nuove frontiere del comfort e creare soluzioni adatte ai lunghi viaggi in famiglia. Un sogno per la media borghesia a stelle e strisce che voleva dimenticare, almeno nei week end, problemi e incertezze e attraversare il Paese inseguendo il proprio "American Dream". Uscita dai laboratori del Ford Motor Company Design Center a ridosso della rassegna newyorkese, quello dell'Aurora non fu che un esperimento, ma più che riuscito.
Dalle grandi vetrate che circondavano la carrozzeria, si poteva scorgere un ampio abitacolo suddiviso in tre spazi separati, uno arretrato destinato ai passeggeri più piccoli e dotato di un divisorio anch'esso in vetro, uno centrale con un lungo divano curvo come in una limousine e la parte anteriore riservata al conducente.
I sistemi di guida sembravano quelli di una navicella della Nasa e la tecnologia appariva simile alle avveniristiche idee degli sceneggiatori dei telefilm dell'epoca, ispirati dalla corsa alla conquista dello spazio. Di fronte al guidatore, il cruscotto incorporava un sistema di identificazione della corsia, una mappa che indicava la posizione dell'auto - proprio come nei moderni navigatori satellitari - un dispositivo per il controllo della velocità e un grande tachimetro con numeri illuminati.
Innovativo era anche l'interfono per comunicare con i passeggeri seduti sull'ampio divano dell'area centrale che – come si legge sulle brochure dell'epoca – era a tutti gli effetti un “luxury lounge”, con un piccolo televisore e un frigorifero. Proprio come in un salotto futuristico. Dietro, il portellone si trasformava in un gradino ricoperto di moquette per facilitare ulteriormente salita e discesa.
Laboratorio mobile
Secondo la Casa di Detroit, l'Aurora era “un laboratorio mobile di nuove idee di stile e ingegneria”. Le soluzioni assolutamente innovative a bordo erano in tutto 23. Oltre a quelle già citate, c'erano i pannelli illuminati lungo i lati della carrozzeria, un unico grande faro sul frontale e un tetto polarizzante che poteva passare da trasparente a opaco con la semplice pressione di un pulsante. Un esercizio di stile anni Sessanta che sa di futuro perfino oggi.