Fulvia, Stratos e poi la 131 Abarth.Tra il 1974 e il 1980 il gruppo Fiat ha dominato nel Mondiale Rally, ma con il debutto dell’Audi quattro sta iniziando una nuova stagione che vedrà il predominio della trazione integrale. Nel 1983 la Lancia riesce a portare al successo nel Campionato ancora, e per l’ultima volta, una trazione posteriore: la 037 modello che si può considerare di transizione in attesa di quello che sarà il fenomeno Delta.
Lavoro di gruppo
Il progetto, affidato da Cesare Fiorio responsabile della squadra corse all’ingegnere Sergio Limone, mette in campo le sinergie fra Lancia, Abarth, Pininfarina e Dallara che fanno riferimento alle esperienze in pista della Montecarlo Turbo, a sua volta evoluzione estrema della Beta Montecarlo di serie. Dalla Gruppo 5, che ha sbaragliato la Porsche nei Mondiali Silhouette del 1980 e 1981, viene ripresa parte della scocca mentre telai ausiliari supportano le sospensioni a ruote indipendenti e il motore in posizione posteriore-centrale.
Il quattro cilindri due litri, derivato dalla famiglia di casa Fiat che porta la illustre firma di Aurelio Lampredi, è un bialbero sedici valvole alimentato da un carburatore doppio corpo e con compressore volumetrico per una migliore efficienza dai bassi regimi. Il cambio è un cinque marce ZF e l’impianto frenante della Brembo è dotato di due servofreni. La potenza di 205 cavalli, nella versione base delle 200 unità costruite per l’omologazione in Gruppo B, consente già prestazioni molto elevate (velocità massima superiore ai 220 chilometri orari), ma le vetture da corsa offrono da 260 fino agli oltre 300 cavalli degli esemplari con cilindrata portata a 2,1 litri.
Nata per correre
Strettamente finalizzata alle competizioni, compatta (meno di quattro metri di lunghezza), leggera (poco più di 1.000 chili), la Rally 037 non si nega comunque accenti di eleganza estetica, ennesima bella prova della Pininfarina che riesce a conciliare efficienza aerodinamica, funzionalità sportiva e stile. Nessuna divagazione invece negli allestimenti, essenziali e rigorosamente impostati in senso agonistico, dalla strumentazione completa ai due sedili ad alto contenimento, all’assenza di un vano bagagli.
Dopo la presentazione al Salone di Torino del 1982, la coupé Lancia esordisce in gara al Tour de Corse nell’anno successivo, per toccare il massimo della fama con la doppietta di Rohrl e Alen nel Montecarlo, tappa fondamentale per la conquista dell’alloro iridato. E’ un exploit che deve poi cedere definitivamente il passo allo strapotere delle quattro ruote motrici di Audi e Peugeot, orgoglio di un marchio che tornerà indiscusso protagonista dal 1987 al 1992 con i dieci titoli, tra Costruttori e Piloti, della imbattibile Delta.
Riservata ai pochissimi che potevano acquistarla in edizione normale ad un prezzo di 40 milioni e 350mila lire (per dare un parametro, il doppio di un’Alfa Romeo Alfetta GTV), la Rally 037 è oggi un bene prezioso da collezionismo, con valutazioni dell’ordine dei 250mila euro.