Google, Bmw, Volvo e Samsung sono le prime aziende globali ad aver risposto positivamente all'appello del World Wildlife Fund (Wwf) - organizzazione internazionale non governativa di protezione ambientale con sede nella città di Gland, in Svizzera - per una moratoria sull'estrazione di materie prime in acque profonde.
Stop alle estrazioni
Nello specifico, le multinazionali si impegnano a non procurarsi minerali dal fondo del mare, a escludere tali elementi dalle loro catene di approvvigionamento e a non finanziare le attività di estrazione dei fondali marini. L'estrazione in acque profonde è finalizzata alla raccolta di cobalto, rame, nichel e manganese - materiali chiave comunemente usati per produrre batterie - a una profondità di 4/6 chilometri. Un'attività particolarmente concentrata nella zona di Clarion-Clipperton, nell'Oceano Pacifico settentrionale: una vasta area che si estende per milioni di chilometri tra le Hawaii e il Messico.
La moratoria prevede il divieto delle attività estrattive nei fondali marini fino a quando i rischi non saranno pienamente calcolati e tutte le alternative saranno esaurite. Una valutazione che però non trova pienamente d'accordo Bmw, secondo cui, a oggi, non ci sono sufficienti scoperte scientifiche per poter valutare i rischi ambientali. Google e Volvo, invece, non hanno commentato, mentre Samsung è stato il primo produttore di batterie a partecipare all'iniziativa del Wwf.
Nel frattempo, la Norvegia potrebbe già concedere licenze per l'estrazione in acque profonde già nel 2023, posizionandola potenzialmente tra i primi paesi a raccogliere metalli dal fondo marino.