La grande asta americana Barrett-Jackson, in programma a Scottsdale (Arizona) dal 20 al 27 marzo, è alle porte e sul web iniziano a essere svelate le vetture più attese che saranno vendute al migliore offerente. Nella lunga lista, ne spiccano due: Ford Super Deluxe Custom Woody Wagon (1947) e la Edsel Bermuda Wagon (1958).
Diverse nell'aspetto, hanno in realtà molte cose in comune, fra cui il proprietario Edsel Bryant Ford II, pronipote di Henry Ford e figlio di Henry Ford II, e un uso massiccio del legno su gran parte dell'auto. Questa tipologia di auto - conosciuta come "woodie wagon" - è scomparsa dal mercato decenni fa, ma ancora oggi è considerato un capitolo importante della storia dell'automobilismo mondiale.
Fascino funzionale
Se oggi i materiali di un'auto sono in prevalenza alluminio, plastica rinforzata o, nel caso delle nuove sportive, fibra di carbonio, più di cento anni fa, all'inizio della produzione di massa, il più utilizzato era proprio il legno. Il motivo alla base del suo impiego era prettamente funzionale. Quando poi subentrarono le prime scocche in metallo saldato, le cose cambiarono e quello stesso legno, che ricopriva sempre meno le superfici delle nuove vetture, diventò così un simbolo di resistenza all'innovazione tecnologica. Ma anche di artigianalità e prestigio: arrivare al country club o al campo da golf a bordo di una station wagon con grandi pannelli di legno in vista divenne presto appannaggio di molti.
In Europa, c'era la Morris Mini Minor Traveller 1000 (1953), la familiare con una struttura esterna in frassino e due portiere posteriori incernierate che rispecchiava il fascino rustico della stile di vita condotto nelle campagne inglesi. Qualche anno prima, in Italia, dalla 500 “Topolino” di Dante Giacosa nasceva invece la Giardiniera Legno (1948): la parte posteriore della vettura era caratterizzata da una intelaiatura in frassino e pannelli in masonite, costruiti a mano dalla Sezione Carrozzerie Speciali e sostituiti più tardi da nuovi lamierati metallici realizzati a stampaggio.
Sulla cresta dell'onda
Oltreoceano, il fenomeno ebbe un decorso totalmente diverso. Dove nel Vecchio Continente, il legno aveva più una connotazione naturalistica - quasi bucolica - negli Stati Uniti le prime "woodie wagon" diventano il fulcro della nuova cultura surfista anni '60, la stessa che intonavano i Beach Boys nell'album "Boogie Woodie" del 1985.
Dopo l'antesignana Ford Model A Woody (1930), le carrozzerie in legno si moltiplicarono. La Mercury Colony Park e Ford Country Squire (1957) e la Edsel Bermuda del 1958 erano solo alcuni dei modelli che giravano sulle infinite strade statunitensi, il più delle volte diretti verso il sud della California. Qui, negli anni '60, le "woodie wagon" si apprestavano a vivere una seconda vita: gli interni comodi e spaziosi offrivano spazio sufficiente ai surfisti per trasportare i loro amici e le tavole con cui cavalcavano le onde dell'oceano pacifico. Inoltre, il clima mite e secco contribuiva a preservare il legno dei pannelli.
General Motors e Ford, che acquistò appositamente un bosco nel Michigan, non furono i soli costruttori a proporre modelli con parti in legno. Una delle più celebri della storia è infatti la Jeep Wagoneer con le classiche fiancate che iniziarono a comparire solo dalla versione del 1974. Per ragioni di resistenza, costi, ma soprattutto sicurezza, l'utilizzo del materiale si perse col tempo sostituito da pannelli in vinile che riproducono, nella maniera più fedele possibile, il “wood grain”, l'effetto delle venature del legno. Oggi però finto.