Tra le grandi sfide che attendono nel prossimo futuro la nuova amministrazione americana recentemente insediata c’è anche quella della tutela ambientale. O meglio del necessario equilibrio tra la volontà di avere una società – e una mobilità – meno impattanti sul mondo che ci circonda e le ricerche necessarie per garantirsi materie prime indispensabili per sostenere la transizione elettrica.
Fin dai giorni della campagna elettorale, il nuovo presidente Joe Biden ha messo l’ambiente al centro della propria agenda di governo. I primi atti dopo l’elezione – il rientro immediato nel Trattato di Parigi, l’annuncio del sostegno federale a una politica di incentivazione della mobilità elettrica – sono andati proprio in quella direzione. Così come la scelta di difendere il territorio: in questo senso si spiega lo stop al settore nord del Keystone XL, l’oleodotto che – partendo da Hardisty in Canada - avrebbe tagliato in due gli Usa per rifornire di greggio proveniente dal nord le raffinerie meridionali in Texas.
Ma sulla strada virtuosa di una riduzione dell’inquinamento e di una maggiore attenzione ambientale ci può essere una trappola. Nel suo programma, Biden ha parlato anche di ridurre la dipendenza degli Stati Uniti dall’estero – leggi soprattutto la Cina – nel settore delle “terre rare", quei minerali, a partire dal litio, fondamentali nella lavorazione soprattutto delle preziose e delicate batterie dei veicoli elettrici. Tuttavia, "non si può avere energia verde senza estrazione mineraria" dice Mark Senti, amministratore delegato della società di terre rare con sede in Florida Advanced Magnet Lab "e questa è la realtà".
Cautela estrema
Per cercare di mantenere questo equilibrio, la Casa Bianca si sta muovendo con eccezionale attenzione: Biden prevede di consentire lo sviluppo di siti che producano metalli utili per la transizione elettrica secondo gli standard ambientali esistenti, ma si opporrà a un’incontrollata estrazione di altri materiali, come il carbone.
Il presidente sarebbe favorevole a consentire l’installazione di nuove miniere su terreni federali, ma non darà carta bianca all'industria per scavare ovunque. Ciò probabilmente significherà l'approvazione dei lavori di scavo per le terre rare e il litio, mentre altri progetti, come quello di una grande miniera di rame in Arizona, rimangono in sospeso.
Domanda alle stelle
Si prevede che la domanda di metalli utilizzati nelle batterie dei veicoli elettrici aumenterà notevolmente nel prossimo futuro, visto che alcune delle più attive case automobilistiche, come Tesla, Bmw e General Motors tra le altre, pianificano un'importante espansione della produzione di veicoli elettrici. La California, il più grande mercato automobilistico interno statunitense, mira a vietare completamente i motori alimentati a combustibili fossili entro il 2035. Biden ha promesso di convertire l'intera flotta del governo degli Stati Uniti - circa 640mila esemplari - in veicoli elettrici. Questo piano da solo potrebbe richiedere un aumento di 12 volte della produzione di litio negli Stati Uniti entro il 2030, secondo Benchmark Minerals Intelligence, nonché un aumento della produzione domestica di rame, nichel e cobalto.
Secondo lo US Geological Survey, di questi elementi c’è abbondanza nel sottosuolo: tuttavia, "non è possibile che al momento si producano materie prime sufficienti per sostituire milioni di veicoli a motore a benzina con quelli elettrici", ha affermato Lewis Black, ceo di Almonty Industries, che ha attività estrattive in Portogallo e Corea del Sud.
Per questo aziende come Rio Tinto, BHP Group, Antofagasta, Lithium Americas Corp, Glencore e altre stanno chiedendo costantemente nuovi permessi, suscitando tra l’altro una dura opposizione da parte dei gruppi ambientalisti e spesso anche delle tribù dei nativi che considerano la terra che verrebbe sconvolta dall'estrazione “sacra”, secondo la propria religione.
I progetti in cantiere fornirebbero abbastanza litio per oltre 5 milioni di batterie e rame per oltre 10mila veicoli elettrici ogni anno. Le società minerarie insistono sul fatto che le terre federali sarebbero comunque protette anche se gli Stati Uniti aumenteranno la produzione di minerali necessari per accelerare la transizione, una versione dei fatti sostenuta dalla amministrazione Trump e alla quale molti attivisti “green” faticano a credere. Earthworks e altri gruppi ambientalisti stanno ora facendo pressioni sulle case automobilistiche perché acquistino solo metalli da miniere ritenute rispettose dell'ambiente dall'Initiative for Responsible Mining Assurance (Irma), un gruppo con sede nello stato di Washington senza scopo di lucro che si occupa di certificare la "responsabilità" degli scavi. Bmw, Ford e Daimler hanno accettato di rispettare le linee guida Irma e altre case automobilistiche potrebbero seguirne l'esempio.