Sulle strade la Nissan Judo non è mai arrivata, dovendosi invece accontentare di finire come immagine pubblicitaria dietro le schede telefoniche in Giappone. Ha però anticipato i tempi: presentata come concept al Motor Show di Tokyo del 1987, si tratta infatti di un fuoristrada dove, tra soluzioni fin troppo futuristiche come il pannello del tetto elettrico T-top scorrevole all'indietro, è evidente lo stile da suv che si ritrova oggi sui modelli della Casa Juke e Qashqai.
Strani incroci nel design
Molti hanno definito in modo spiritoso questo strano concept come il risultato di una Porsche 914 caduta sul telaio di una Jeep Wrangler. E, usando la fantasia, di incroci nel design della Judo se ne potrebbero trovare parecchi altri pensando anche alla somiglianza con un pickup. Rimane però il fatto che alla Nissan con questa vettura avevano pensato già 34 anni fa di mettere delle ruote alte a una berlina, cosa non da poco. Traendo forse ispirazione dal Magnum della Rayton Fissore, considerato tra i primi suv della storia, disegnato da Tom Tjaarda e prodotto utilizzando un telaio abbassato e accorciato di un Iveco 4×4 WM40.
Quest’ultimo era stato realizzato nel 1984 dalla azienda italiana di Cherasco (Cn) che, guardando al successo nel mercato di modelli come il Land Cruiser della Toyota o il Pajero della Mitsubishi, aveva deciso di produrre un nuovo tipo di veicolo capace di andare ovunque, distinto però da una carrozzeria più “urbana” e interni meno spartani rispetto alle tradizionali off-road.
Dimensioni compatte
Tornando alla Judo, la giapponese aveva delle dimensioni estremamente compatte: era lunga 3,99 metri, larga 1,69 metri e alta 1,58 metri. Nella parte frontale sfoggiava due fari rotondi affiancati ad altrettanti fendinebbia. Mentre nella coda aveva la ruota di scorta incorporata dentro la carrozzeria, posizionata dietro la barra del paraurti posteriore e fissata con un meccanismo a ribalta.
L’abitacolo, ispirato a quello delle berline Nissan dell’epoca, era rivestito in tessuto e poteva ospitare 4 persone (i passeggeri posteriori su 2 strapuntini). Aveva il cruscotto con integrate le bocchette dell’aria e la console centrale dove si trovavano i comandi della radio e del condizionatore, oltre alla leva del cambio e il freno di stazionamento.
Una 4x4 da 210 cavalli
Anche la meccanica derivava dalle vetture di serie (nello specifico la Cedric e Gloria). Prevedeva un motore turbo benzina a 4 cilindri in linea di 2.0 litri da 210 cavalli, abbinato ad una trazione integrale tramite un cambio manuale a 5 marce.
L’idea, insomma, c’era. Peccato solo che al tempo Nissan non l’abbia utilizzata come punto di partenza dal quale derivare un modello destinato alla produzione, aspettando non poco per arrivare a Juke e Qashqai.