E’ considerata una delle vetture più belle mai realizzate dalla Casa di Arese. Stiamo parlando dell’Alfa Romeo 33 Stradale del 1967, un classico a cui un gruppo di designer ha dedicato un omaggio in chiave moderna. Il progetto si chiama Stradale 33/Visione e, rispetto ai soliti render, si tratta di un lavoro molto più accurato. Ognuno di loro si è infatti occupato di un aspetto del design, con il risultato di dare vita a una vettura estremamente realistica.
Un lavoro di gruppo
Il lavoro è frutto di un team italo-tedesco composto da cinque giovani designer: Steffen Hess, Marco Zafferana, Christian Schütz, Sergio La Gattuta e Andrea Castiglione. Ognuno di loro si è dedicato a un compito, dal design esterno alla modellazione 3d, passando per gli interni.
Come scrivono gli autori sul loro portfolio, la Stradale 33/Visione non vuole essere “un restyling del passato, con l’inutile scopo di reinventare qualcosa che è già buono. Piuttosto, l’obiettivo è stato quello di enfatizzare ciò che rende così speciale questo modello. Oggi, in tempi sempre più frenetici, non è facile riconoscere quanta bellezza vi sia nella semplicità”.
La forma segue la funzione
Un omaggio alle linee disegnate da Franco Scaglione, quindi, ma anche alla meccanica sviluppata dall’Autodelta di Carlo Chiti, comune alla versione da competizione della vettura, l’Alfa Romeo Tipo 33. I render, infatti, mettono chiaramente in mostra come nella Stradale 33/Visione non vi sia spazio per alcuna fantasia elettrificata: la meccanica è affidata a un tradizionale V8 in posizione posteriore-centrale, come sulla vettura originale.
E se a farlo capire non dovessero bastare i quattro terminali di scarico, la conferma arriva dalla vista superiore della vettura, dalla quale si possono ammirare gli otto tromboncini di aspirazione, grazie a una “bolla” di vetro che abbraccia anche l’abitacolo e funge da tetto, una soluzione che ricorda il cupolino di un aereo. La Stradale 33/Visione vuole essere un salto verso “un’epoca in cui l’ingegnere e il designer erano la stessa persona, in cerca del massimo risultato sia in termini di performance che di estetica”, precisano gli autori.
Attenzione ai dettagli
A colpire in questo lavoro è la cura nei dettagli, come dimostrano le piccole telecamere che sostituiscono gli specchietti retrovisori, il tetto con andamento a doppia cupola, omaggio ai prototipi di endurance, o i proiettori anteriori, che riprendono la forma di quelli originali ma sono in parte carenati e costituiti da led.
Spiccano poi i cerchi, con lo stesso disegno di quelli in magnesio utilizzati dall’Autodelta e l’immancabile quadrifoglio verde sulle fiancate, simbolo delle Alfa Romeo da corsa. Non ci sono foto della vettura con le portiere aperte, per cui non possiamo sapere se è stata conservata la caratteristica apertura “a farfalla”, ma sicuramente i designer avranno pensato anche a questo particolare.