Il Covid-19 ha duramente colpito anche i mercati dell'auto in tutto il mondo, fra stop alle produzioni per i lockdown decisi dai governi nelle fasi più acute della pandemia e vendite in diminuzione ovunque. Ma a un anno dall'inizio di questa spaventosa emergenza sanitaria, c'è un dato globale che non flette ed è la tendenza all'acquisto di auto elettriche. Numeri ancora di nicchia ma che crescono in modo costante, al punto che tutti i costruttori hanno mantenuto o accelerato gli investimenti nella mobilità a batteria, con casi come i marchi di lusso Jaguar e Bentley, che hanno annunciato la produzione di soli veicoli elettrici rispettivamente dal 2025 e dal 2030.
I numeri globali e il caso italiano
Già l’anno scorso, mentre la pandemia faceva crollare del 30% in Europa le vendite di auto nuove, quelle di veicoli elettrici sono cresciute del 45% fino a rappresentare il 10% del mercato del nuovo (dati Acea). L’Italia non ha fatto eccezione. E nel 2020 sono nettamente aumentate le ricerche online di modelli elettrificati per un prossimo acquisto (20% del totale delle ricerche di automobili contro il 6% nel 2019, secondo il portale europeo di MotorK, DriveK). Sulla scia degli incentivi pubblici, in un sondaggio della società di consulenza Areté di novembre nove italiani su dieci si sono detti disposti a comprare un veicolo ibrido o elettrico “per non inquinare”.
A gennaio 2021 la conferma è arrivata dai dati Unrae: le immatricolazioni di ibride e elettriche nel nostro Paese sono cresciute del 90% rispetto a gennaio 2020, con le ibride full (+127%) e ibride plug-in (+1.592%) che fanno da traino, mentre le elettriche salgono del 28%. Il prezzo è ancora percepito come troppo elevato dal 60% degli italiani (instant poll di inizio anno della stessa Areté). Ma il dato si può leggere all’inverso: il 40% è pronto a mettere mano al portafoglio.
La tendenza è importante perché la pandemia, nonostante i lockdown, non ha aiutato a rendere le nostre città più vivibili: 35 capoluoghi di provincia su 96 monitorati da Legambiente per il nuovo studio Mal’Aria hanno sforato i limiti di legge sulle polveri sottili (Pm10) nel 2020.
Europa, Cina e Stati uniti
A livello mondiale, gli analisti di IHS Markit stimano che le vendite di auto a batteria faranno un balzo del 70%. Il tasso di crescita spalmato dal 2020 al 2025 si attesterà al 52%. I mercati più grandi quest’anno saranno la Cina e l’Europa (rispettivamente con il 44% e il 28% di tutte le vendite di full electric nel 2021). Gli Stati Uniti, patria di Tesla, si dovrà accontentare di una posizione defilata con il 16% delle vendite totali anche se l'amministrazione Biden, impegnata ad accelerare la transizione energetica per ridare slancio all’industria americana della mobilità a impatto zero, potrebbe cambiare le carte in tavola.
Tesla, costruttore di sole elettriche di lusso che ora tutti inseguono, ha chiuso il 2020 con quasi 500mila vetture consegnate nel mondo, un incremento di poco meno del 36% rispetto al 2019. Sul mercato europeo la Tesla Model 3 si è presa l'anno scorso la medaglia d’argento, mentre l’oro delle vendite è andato alla meno costosa e più piccola Renault Zoe.
Si scaldano le sfidanti cinesi. Sono già sbarcati in Europa modelli low-cost (sotto i 9mila euro) come la Ora R1, elettrica del gruppo Great Wall, o la Wuling Hong Guang Mini EV. Startup di fascia più alta, come Nio, Li Auto e Xpeng, per ora vendono solo in Cina e macinano complessivamente numeri cinque volte inferiori a quelli di Tesla. Ma crescono rapidamente e potrebbero puntare all’internazionalizzazione.
Strategia CO2
Nell’Unione europea un forte traino allo sviluppo delle auto “verdi” è la normativa sulle emissioni di CO2. La strategia comunitaria del Green New Deal ha l’obiettivo di azzerare nel 2050 le emissioni nette di gas a effetto serra e i costruttori sono chiamati a partecipare allo sforzo.
Ci sono anche gli incentivi all’acquisto, come l’ecobonus dell’Italia confermato nella manovra 2021 che permette di arrivare a uno sconto massimo di 10mila euro su ibride plug-in e elettriche con prezzo fino a 50mila euro. Per questa categoria sono stanziati, nell’intero 2021, 120 milioni di euro.
Ma l’Italia ha molto di più nel suo piatto. Potrà attingere ai quasi 70 miliardi messi a nostra disposizione dal piano di ripresa Next Generation EU per la “Missione 2: Rivoluzione verde e transizione ecologica". I fondi europei ci saranno erogati a fronte di un programma concreto sul loro impiego, il cosiddetto Recovery Plan (o, più precisamente, Piano nazionale di ripresa e resilienza, Pnrr).
Su questo programma abbiamo accumulato ritardi e poi cambiato governo. Ora è fondamentale rimettersi in corsa e arrivare puntuali all’appuntamento: la scadenza per far giungere il Pnnr sul tavolo di Bruxelles è il prossimo 30 aprile.