All’inizio degli anni Cinquanta il settore progettazione della Fiat, diretto da Dante Giacosa, è in piena ebollizione. In un breve arco di tempo vengono lanciati, praticamente senza soluzione di continuità, modelli come la 1400, la 1100 e nel 1955 la 600, l’auto che segnerà il passaggio alla motorizzazione di massa in Italia. In quello stesso periodo non mancano neppure le incursioni nelle nicchie più esclusive, basti pensare alla sportiva di alto rango 8V, o addirittura esperimenti in chiave assolutamente futuristica. E’ il caso di uno straordinario prototipo con motore a turbina, nato per enfatizzare le capacità tecniche di una équipe che vuole lasciarsi definitivamente alle spalle il passato devastante della guerra dando libero corso alla propria creatività.
Tecnologia aeronautica
Il progetto, siglato con il numero interno 8001, muove anche dalle esperienze Fiat nel settore aeronautico ma viene sviluppato interamente in ambito automobilistico, affidato a Vittorio Bellicardi a partire dal 1950, dopo il via ottenuto da Giacosa che riesce a convincere il tradizionalmente cauto e conservatore presidente e amministratore delegato Vittorio Valletta.
Accurato lo studio del sistema propulsivo, collocato posteriormente a cavallo del ponte, con compressore e turbina a due stadi, tre camere di combustione e trasmissione mossa da una turbina monostadio e riduttore. Due i serbatoi carburante da 50 litri e potenza stimata di circa 300 cavalli a 22.000 giri/minuto. Per le sospensioni si adatta lo schema a quattro ruote indipendenti della 8V e i freni sono a tamburo.
Linee da fantascienza
La carrozzeria coupé, in una fiammeggiante livrea bianco-rossa, è montata su un telaio misto ad elementi tubolari e scatolati realizzata sui disegni di Fabio Luigi Rapi, che traccia linee dai toni fantascientifici: grandi pinne posteriori laterali, fari a scomparsa, ruote a raggi con possibilità di carenatura e la copertura dell’abitacolo che ricorda le carlinghe degli aerei. Eccezionale il valore Cx di 0,14, un record della Turbina ancora oggi alla portata soltanto delle più avanzate concept car. All’interno, due essenziali sedili da corsa, classico volante sportivo a tre razze e una plancia completamente occupata da ben dodici strumenti di forma circolare.
Pezzo da museo
Nel 1954 il primo test sull’ovale del tetto della fabbrica del Lingotto, alla guida Carlo Salamano, precede il debutto ufficiale al Salone di Torino. Il mitico collaudatore Fiat saggerà poi le prestazioni della vettura su una pista dell’aeroporto di Caselle, probabilmente però senza spingerla fino ai 250 chilometri orari teoricamente raggiungibili.
Esperimento riuscito sul piano tecnico, la Turbina, ora conservata al Museo dell’Automobile, resterà un esemplare unico, puro esercizio privo di conseguenze produttive. Altri costruttori si spingeranno un po’ più avanti, come la Chrysler nel 1963 con una cinquantina di mastodontiche coupé, dopo la bellissima Streamline X Ghia del 1955, o la britannica Rover che porterà i suoi prototipi, realizzati in collaborazione con la BRM, alla 24 Ore di Le Mans tra il 1963 e il 1965. Non ci saranno mai comunque nel tempo effettivi sviluppi commerciali, ma di recente l’interesse si sta di nuovo manifestando nel campo delle ibride, con studi sull’abbinamento della turbina ai motori elettrici.