Ultimo aggiornamento  23 marzo 2023 12:39

Citycar: la grande crisi delle piccole.

Angelo Berchicci ·

Piccole, agili, si parcheggiano in un fazzoletto e sono parte integrante del panorama di qualsiasi grande città. Stiamo parlando delle citycar, le vetture al di sotto dei 3,7 metri, che rientrano nel cosiddetto segmento A. Sono il primo approdo nel mondo dell’auto, sul piano economico e spesso anche in quello generazionale (un po’ tutti abbiamo imparato a guidare sulla piccola di famiglia), ma ora le citycar - tra addii illustri, volumi in calo e normative Ue sempre più stringenti – rischiano di scomparire.

Lo spopolamento del settore

L’ultima “defezione” in ordine di tempo è quella della Renault che, come annunciato dal ceo Luca de Meo in un’intervista, cesserà di produrre la Twingo dopo l’attuale generazione (disponibile anche in variante elettrica). "Renault abbandonerà il segmento A. È un peccato lasciare questo tipo di veicoli, ma le piccole auto a combustione interna spariranno a causa delle regole del gioco europee", ha spiegato il manager italiano. Al momento, sembra difficile che la piccola francese possa rinascere in una nuova generazione esclusivamente a batteria, in quanto nel suo piano Renaulution de Meo ha parlato di spostare l’accento sui segmenti più grandi e profittevoli

Prima della Twingo, altri nomi importanti hanno annunciato il loro ritiro dal mercato: Peugeot 108, Citroën C1, Ford Ka e Opel Karl. Allo spopolamento del settore ha contribuito anche Smart, che ha scelto di pensionare le motorizzazioni endotermiche di Fortwo e Forfour, lasciando in vendita esclusivamente le relative versioni elettriche.

Poco redditizie 

A metterle fuori gioco hanno contribuito soprattutto i costi crescenti per adeguare i motori alle normative europee sulle emissioni. Costi che, per alcune Case, non vale la pena sostenere, in quanto si andrebbero a ripercuotere sul prezzo di acquisto, in un settore dove questa variabile ha un ruolo chiave. Inoltre, il livello dei prezzi, che nel segmento delle citycar è tendenzialmente basso, fa sì che queste siano poco redditizie per i costruttori, generando margini di profitto piuttosto risicati.  

A tutto ciò si somma una generale contrazione delle vendite, con i gusti del pubblico che si stanno orientando sempre più verso le vetture di maggiori dimensioni (utilitarie e suv compatti). Nel 2020, secondo i dati di Jato Dynamics, le citycar hanno subito una flessione del 34% in Europa, il terzo risultato peggiore dopo quello delle monovolume e delle auto sportive.

Il segmento vive da anni una fase di crisi nel "vecchio continente", con uno share passato dal 10% nel 2010 a meno del 7% nel 2019, e perde terreno persino in Italia, che rimane il suo principale mercato (il nostro paese assorbe il 30% delle vendite europee di citycar).

Agli albori 

Tra le antenate della categoria possiamo citare le cosiddette “bubble car”, come la Isetta, o le superutilitarie, come la Fiat 500 e la Mini, auto che si riproponevano di mobilizzare i ceti meno abbienti nel secondo dopoguerra. I costruttori italiani furono tra i più attivi nel settore (ricordiamo anche le Fiat 126 e Panda, le Autobianchi Bianchina e A112, e la Innocenti Nuova Mini), fino al boom degli anni ’90 e primi 2000, quando la moda delle piccole contagiò quasi tutte le Case.

Le citycar assunsero allora un’identità propria, distinguendosi dalle utilitarie per la loro vocazione prettamente cittadina, e debuttarono nomi poi diventati famosi: Ford Ka, Renault Twingo, e la MCC Smart, che riscrisse le regole del segmento. Nel 2007 un altro scossone, con l’arrivo della nuova Fiat 500, che ancora oggi è la seconda più apprezzata della categoria (in Italia ed Europa), dopo la Fiat Panda.  

Un futuro in dubbio

Nel tentativo di rendere più sostenibili i costi, alcuni costruttori hanno formato joint venture, come Toyota, Peugeot e Citroën, ma anche Smart e Renault, che tuttavia si esauriranno dopo l'uscita di produzione degli attuali modelli. Il gruppo Volkswagen, invece, ha estremizzato il concetto di condivisione tra i suoi brand con le tre gemelle Volkswagen up!, Seat Mii e Skoda Citigo, ora disponibili solo a batteria.

Una speranza per il futuro delle piccole potrebbe venire dall’elettrificazione, che ha rivoluzionato il segmento, portando a vetture come l’ultima Fiat 500, mossa esclusivamente da powertrain a batteria. Al momento è l'unica citycar elettrica di nuova generazione, ovvero concepita sin dall'origine per ospitare la trazione a batteria, e non adattata in un secondo momento. Il 2021 sarà il suo primo anno di commercializzazione, e dal riscontro che avrà potremo capire se esiste o meno un futuro elettrico per le citycar.

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