Ultimo aggiornamento  04 giugno 2023 22:45

Speciale aste: un 2020 altalenante (1ª puntata).

Angelo Berchicci ·

Vendere al miglior offerente. Facile pensare a una pratica tanto snob quanto esclusiva, associata per lo più alle storiche case d’aste inglesi. Ma con l’aumento di interesse verso le auto d’epoca, le aste hanno abbandonato gli ambienti aristocratici per diventare sempre più grandi eventi come quelle al Goodwood Festival of Speed, nonché utili strumenti per l’appassionato in cerca di una vettura unica. E con l’arrivo della pandemia le case d’aste si sono dovute reinventare, dicendo addio a banditore e martelletto e abbracciando l'online. Un mondo estremamente variegato a cui abbiamo dedicato una miniserie, cominciando con un’analisi degli alti e bassi vissuti nel 2020.

La domanda è rimasta alta

Difficile ricostruire l’effettivo volume d’affari delle aste di auto, in assenza di un ente che monitori il settore. Ci viene in aiuto Hagerty, società di consulenza britannica specializzata in vetture d’epoca, che nel corso del 2020 ha seguito da vicino 14 tra le principali case d’aste americane e inglesi, tra cui colossi come Bonhams, Rm Sotheby’s e Gooding&Co.  

Complessivamente Hagerty ha contato 4.666 auto vendute in 53 eventi tra fisici e virtuali, con ricavi complessivi di 193 milioni di dollari, in calo rispetto al 2019 per via dei molti appuntamenti annullati a causa della pandemia. Bene invece la percentuale di vendita (il numero di auto che trovano un acquirente rispetto al totale delle vetture offerte), che si è attestata al 75%, in linea con la media degli anni precedenti.

Inoltre, circa il 20% delle vetture (698) ha realizzato cifre superiori a quelle stimate, segno che la qualità delle auto offerte non è diminuita, e che la domanda è rimasta alta. In questo campo, d’altronde, il contesto di mercato conta poco: in genere parliamo di vetture che rappresentano investimenti a medio-lungo termine piuttosto che scelte di consumo.

Lo scoppio della pandemia

Nel corso del 2020 il settore ha visto un andamento altalenante. Con il diffondersi della pandemia e delle misure di lockdown in Usa e Gran Bretagna, quasi il 90% degli eventi programmati tra febbraio e maggio è stato annullato o rimandato, e i pochi tenutisi hanno registrato una percentuale di vendita del 19%. Da notare che in questo periodo anche le piattaforme che già operavano online hanno subito una flessione delle vendite, a dimostrazione che l’arrivo della pandemia ha distratto l’attenzione dal mondo delle auto.

La ripresa

A partire da maggio l’alleggerimento del lockdown ha riportato l’ottimismo tra gli investitori e le case hanno iniziato a organizzarsi tramite eventi online. L’annullamento di molte fiere di settore ha reso le aste ancora più importanti per la compravendita di auto classiche, portando in estate a un vero e proprio boom del settore, culminato a settembre con l’evento inglese Passion of a Lifetime di Gooding & Co, all’Hampton Court Palace. In questa occasione si è registrato il prezzo maggiore pagato per una singola vettura in tutto l’anno, ovvero 12,7 milioni di dollari (10,4 milioni di euro) per una Bugatti Type 59 del 1934.

In autunno, con la seconda ondata della pandemia, le vendite si sono mantenute stabili, segno che nel frattempo il pubblico si è abituato alle restrizioni dovute al Covid-19 e che le aste online sono diventate una pratica consolidata. In questo clima si è arrivati, a fine ottobre, alla vendita più importante del 2020: le tre Alfa Romeo B.A.T. concept degli anni ‘50, battute come un lotto unico a 14,8 milioni di dollari (12,1 milioni di euro) da Sotheby’s durante la Contemporary Art Sale di New York.

Fenomeno youngtimer

Se le auto dell’anteguerra e quelle degli anni ’50 e ’60 riescono a spuntare i prezzi più alti, le percentuali di vendita maggiori vengono fatte registrare dalle vetture degli anni ’70, ’80 e ’90. Il dato conferma la crescente moda delle cosiddette “youngtimer”, che nel 2020 sono state il 55% delle auto andate all’asta, mentre nel 2019 rappresentavano circa il 40%.

L’exploit delle youngtimer è stato acuito dal maggiore ricorso a eventi virtuali: rispetto alle auto d’epoca, infatti, queste vetture sono più propense a venire acquistate senza essere visionate di persona, avendo in genere quotazioni inferiori.

Infine, le modern classic con relative versioni elaborate, restomod e conversioni elettriche sono state anche la principale fonte di affari per le piattaforme specializzate in aste. Realtà come Bring a Trailer, The Market o Car&Classic, che durante il 2020 hanno fatto segnare aumenti a doppia cifra nel volume delle transazioni.

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