Ultimo aggiornamento  30 marzo 2023 03:25

All'asta l'Alfasud Bimotore Wainer.

Paolo Odinzov ·

Il 13 febbraio RM Sotheby’s metterà all’asta a Parigi un’Alfa Romeo di grande fascino ma soprattutto di indubbia rarità, come dimostra anche la mancanza al momento del prezzo di riserva del modello e di una stima d’acquisto.

L’auto in questione è un esemplare della Alfasud Bimotore Waimer, realizzata dal preparatore Gianfranco Mantovani (Wainer) nel 1974. Ed è forse tra le vetture più pioneristiche che la grande Italia dei motori abbia prodotto fino ad oggi.

Adatta alle corse su strada e ai rally

Mantovani costruì la Bimotore con l’intento di farne un’auto sportiva adatta alle corse su strada e allo stesso tempo in grado di affrontare i rally dove l’Alfa debuttò due anni più tardi sotto l’egida di Autodelta. Per farlo utilizzò come base una Alfasud, che nelle varie versioni prodotte dal 1971 al 1989 è a tutt'oggi la seconda auto più venduta nella storia del marchio dopo la 33 con 1.017.387 esemplari immatricolati.

Un 4 cilindri boxer al posto dei sedili posteriori

Il progetto, inizialmente reputato da molti folle, prevedeva che dal modello di partenza venissero rimossi i sedili posteriori e la meccanica del retrotreno in modo da poter sistemare nell’area un secondo propulsore da collegare alle ruote posteriori, identico al 4 cilindri boxer da 79 cavalli e 1.186 di cilindrata alloggiato nell’avantreno e associato all’asse anteriore. Un’idea comunque non del tutto nuova, già sperimentata dall’Alfa con scarso successo sulle monoposto da corsa negli anni Trenta: tra cui la 16C Bimotore prodotta in due esemplari nel 1935 per volontà di Enzo Ferrari che ai tempi dirigeva il reparto corse del Portello.

Capace di andare ovunque

Gemellati nei comandi, i due motori mantenevano i rispettivi carburatori a doppio corpo, oltre alla trasmissione manuale a quattro marce e la frizione. Consentivano alla Alfasud Bimotore Waimer non solo di raddoppiare la potenza originale, ma anche di avere una trazione integrale. Cosa quest’ultima non proprio gradita degli alfisti più tradizionalisti ma che permetteva alla vettura prestazioni straordinarie perfino sulla neve.

Due pulsanti per l'accensione

Per accendere i due motori bastava premere degli appositi pulsanti installati fra i sedili anteriori. Erano poi previsti sulla vettura dei radiatori supplementari con elettroventole dietro delle prese d’aria laterali per consentire il raffreddamento della unità posteriore. Proprio le aperture sulle fiancate in nero e il grande spoiler anteriore dello stesso colore ancora oggi rendono riconoscibile da lontano l’Alfasud Bimotore Waimer, oggetto del desiderio di molti collezionisti.

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