Uber ha deciso di rinunciare al progetto per lo sviluppo dell’auto autonoma e venderà tutto il settore “Advanced Technologies” – compresa l'intera forza lavoro impiegata - alla start up californiana Aurora. La vendita – che avverrà sotto forma di transazione azionaria – comporterà per Uber l’investimento di oltre 400 milioni di dollari in Aurora e l'amministratore delegato della società di taxi privati e consegne, Dara Khosrowshahi, entrerà a far parte del consiglio di amministrazione di Aurora.
Al termine di questa operazione, la start up varrà 10 miliardi di dollari e Uber deterrà una partecipazione del 26% nella società, ha detto il ceo di Aurora Chris Urmson in un'intervista nella quale ha confermato che la sua azienda continuerà a sviluppare prima soluzioni driverless per l’autotrasporto. “Ma studieremo anche come portare l’innovazione sui veicoli più leggeri” ha concluso il manager.
Uber non avrà diritti esclusivi sulla tecnologia di Aurora, ma le due società avranno una "relazione preferita", ha detto Urmson.
Storia difficile
Uber rinuncia in questo modo a un ramo della sua azienda che ha suscitato in passato fortissime polemiche anche al suo interno. La decisione è stata presa soprattutto in considerazione del netto calo degli introiti causato dalla pandemia, che ha ridotto di molto, soprattutto negli Stati Uniti, la domanda di servizi di mobilità con taxi privati.
Gli sforzi dell'azienda rivolti alla tecnologia di guida autonoma – considerata fondamentale in futuro per ridurre le spese di gestione dei conducenti - sono stati irrimediabilmente danneggiati nel marzo 2018 quando uno dei suoi veicoli robot di prova ha investito e ucciso una ciclista a Tempe in Arizona. Il tecnico di Uber addetto al controllo del veicolo coinvolto nello schianto è stato accusato di omicidio colposo in quanto è al momento dell’impatto era distratto e non è stato in grado di riprendere il controllo del mezzo.
Commentando la notizia della vendita ad Aurora, Steven Fox, fondatore e ceo di Fox Advisors, società americana di consulenza finanziaria nel settore della tecnologia, ha detto: “Questa mossa aiuterà Uber a ritrovare redditività, eliminando una fonte di spese e un ostacolo al profitto”.
Team di esperti
Aurora, con sede a Mountain View, California, è nata tre anni fa ed è guidata da ex dirigenti di Google, Tesla e Uber. Tra i suoi partner ed investitori anche il gigante delle consegne Amazon e le case automobilistiche Hyundai e Kia. Il nuovo legame con Uber è il suo primo rapporto ufficiale con una società di ride-hailing.
In particolare il ceo della start up Chris Urmson è stata una delle persone più visibili coinvolte nel progetto - un tempo segreto - di sviluppo dell'auto robot per Google inizialmente chiamato "Chauffeur" prima che fosse finalmente trasformato in una società separata, Waymo.
Mentre era impiegato da Google, Urmson ha anche lavorato alla tecnologia delle auto a guida autonoma con un altro ingegnere di alto livello, Anthony Levandowski, passato a Uber nel 2016, dove supervisionava i primi passi del settore “Advanced Technologies”.
Uber ha poi acquistato la start up creata da Levandowski, Otto, per 680 milioni di dolalri, un accordo finito poi in tribunale quando Waymo ha accusato l’ingegnere di aver sottratto i suoi segreti commerciali e di averli usati per aiutare Uber a sviluppare la tecnologia dell’auto robot.
Uber ha negato le accuse, ma alla fine ha raggiunto un accordo da 245 milioni di dollari con Waymo nel 2018 al termine di un lungo processo davanti a un giudice di San Francisco.