Quali sono le prospettive della politica industriale nel settore automotive per l’Italia? A indicare alcune strade per uscire dalla crisi dovuta anche alla pandemia e per sfruttare al meglio le occasioni offerte dal prossimo decennio c'è un nuovo studio di Anfia – l’Associazione Nazionale Filiera Automobilistica Italiana – “Il futuro del settore automotive – Sfide e opportunità per i fornitori italiani verso il 2030”, realizzato insieme agli analisti di Roland Berger.
Partendo dalla forte spinta dell’elettrificazione e della digitalizzazione che non si è fermata, Andrea Marinoni di Roland Berger ha sottolineato come ci sia una “opportunità di mercato per la filiera della componentistica italiana, a condizione che ciascuna azienda realizzi un’agenda per la trasformazione”. In particolare i “moduli” tecnologici sui quali è necessario lavorare di più per recuperare il ritardo con la concorrenza globale sono quelli di software, Adas, infotainment e delle batterie: tutti aspetti – secondo Marinoni – per i quali “serve favorire un ecosistema attrattivo per gli investitori globali”.
Politica condivisa
Lo studio – che ha coinvolto molte delle aziende principali del settore manifatturiero italiano delle quattro ruote – parte dal posizionamento attuale dell’industria nazionale in alcuni comparti chiave, come l’elettrificazione (compresa la fornitura di batterie), la guida autonoma, i sistemi di sicurezza e la digitalizzazione della mobilità. Una situazione, quella italiana, nella quale si è già accumulato del ritardo anche prima del forzato rallentamento imposto dalla crisi del Covid-19 e che, proprio per questo impone di dotarsi “di uno strumento in grado di orientare la definizione di misure di politica industriale stabili e concretamente efficaci, da concertare con le istituzioni di riferimento e la platea degli investitori” ha detto Marco Stella, Presidente del Gruppo Componenti Anfia.
“A oggi – ha continuato Stella - la filiera italiana, pur potendo contare su importanti realtà industriali, presenta un panorama frammentato che evidenzia la necessità di una maggiore collaborazione. Il portafoglio tecnologico del nostro Paese è ancora maggiormente esposto su moduli tradizionali, mentre le aziende del comparto non sono ancora abbastanza forti sui domini emergenti”.
Secondo Anfia, quindi, servono investimenti per ricerca, innovazione e la riqualificazione del capitale umano, per esempio attraverso l’incentivazione fiscale dei progetti di formazione. Il tutto per favorire “a livello domestico lo sviluppo delle nuove tecnologie”.
L’esempio portato avanti è quello dell’idrogeno: “Un settore nel quale abbiamo competenze e capacità per diventare leader tecnologici. Costruttori e componentisti ci credono e ci stanno già lavorando. L’auspicio è quello che alle parole del governo seguano investimenti e sostegno allo sviluppo industriale”, ha concluso Stella.
Le opportunità post pandemia
Nell’illustrare lo studio, Marinoni ha poi sottolineato come “le grandi trasformazioni dell’industria automotive fossero in corso già prima della pandemia” ma che la situazione attuale ne abbia portate alcune ancora di più alla ribalta. E’ il caso della digitalizzazione, visto che “in questi mesi gli strumenti digitali hanno espresso il loro potenziale in diverse tipologie di servizi”.
Anche l’elettrificazione ha subito una accelerazione “grazie a un'accresciuta sensibilità verso i temi della sostenibilità e, soprattutto, grazie alle misure di sostegno – come gli incentivi – a questo segmento che ha mostrato una crescita in sostanziale controtendenza con un mercato che ha fortemente rallentato i volumi". Diversa la situazione per la sharing mobility, penalizzata dalle necessità di distanziamento sociale e per i veicoli autonomi che hanno visto rallentare ogni forma di investimento durante e dopo il “lockdown”.