"La mobilità elettrica fa bene alla qualità dell'aria: questo è indubbio, soprattutto nelle grandi aree urbane. Ma noi vogliamo quantificare la portata di tali benefici nelle nostre città, in base al loro livello di inquinamento, ai peculiari flussi di traffico, alla tipologia dei veicoli in circolazione. Ed è quello che stiamo facendo". Francesco Petracchini, direttore dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr (CnrIIA) ci parla della ricerca che il suo istituto sta conducendo proprio per valutare l'impatto dei veicoli elettrici sulla riduzione dello smog.
Metropoli a confronto
Finora sono cinque le città analizzate: Torino, Milano, Roma, Bologna e Palermo. "Lo studio rimarca l'importanza dell'attività scientifica dell'Istituto a supporto delle pubbliche amministrazione per fornire ai decisori politici elementi necessari e precisi per la comprensione dei benefici ambientali connessi all'utilizzo di tecnologie pulite".
Lo studio, condotto in collaborazione con Motus-E (associazione per lo sviluppo della mobilità elettrica in Italia) si basa sul modello inglese Adms (Advanced Dispersion Modelling System) - Roads, "modello gaussiano avanzato", si legge nella ricerca, "per la dispersione degli inquinanti rilasciati in atmosfera da diverse sorgenti". Gli inquinanti considerati sono l'NO2 (biossido di azoto) e le polveri sottili (Pm10) mentre i flussi di traffico si riferiscono alle 24 ore, tenuto conto dei dati meteo di un giorno tipico feriale invernale (la velocità e la direzione del vento, la stabilità atmosferica, la temperatura, l’umidità, il tasso di precipitazione, la nuvolosità) e relativamente a veicoli privati, veicoli commerciali leggeri, trasporto pubblico locale.
Auto elettrica, sostegno dalla scienza
In particolare, i flussi di traffico sono stati stati forniti dai Comuni, la struttura del parco circolante dall'ACI, i dati meteo dall'Arpa (Agenzia regionale protezione ambientale) e le emissioni dall'Ispra (Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale).
"Abbiamo raccolto i dati di traffico di tutte le strade, in una giornata feriale invernale, nelle ore di punta", sottolinea Petracchini, "ovviamente come fonte inquinante abbiamo considerato solo quella relativa al traffico, senza considerare, per esempio, la vicinanza o meno di un insediamento industriale". Il tutto è stato poi rapportato a due scenari prospettici, 2025 e 2030, considerando l'attuale parco circolante e le emissioni che si potrebbero ridurre grazie alla sostituzione di una parte dei veicoli a tradizionale combustione interna con esemplari elettrici o ibridi plug-in, in base alle stime per entrambi gli scenari.
L'impatto sullo smog
"Insomma, l'ipotesi in tutte le città considerate è di avere nel 2025 almeno il 4% del totale veicoli circolanti a trazione elettrica e il 20% elettrificate (ibride plug-in). Per il 2030, invece le stime indicano un 20% di veicoli a batteria e il 50% di ibride", ci spiega il direttore. I risultati? "Ovviamente il maggior impatto per la riduzione degli inquinanti è riconducibile alla diffusione di auto elettriche. A Torino per esempio, tra le città più inquinate d'Italia) si potrebbe arrivare ad abbattere il Pm10 da un minimo del 36% (2025) al massimo del 39% (2030)". Per quanto riguarda il biossido di azoto invece, la riduzione può raggiungere quota 93%.
La ricerca va avanti. "Sono molti gli spunti di riflessione raccolti finora che credo possano tornare utile a chi poi dovrà orientare politicamente le scelte e gli investimenti più adeguati per abbattere lo smog in ambito urbano", sottolinea Petracchini, "ci sono molte differenze tra le città italiane, come per esempio il singolo Pil che determina la capacità di spesa. Per intenderci, il parco circolante a Milano è più pulito proprio perché i cittadini sono economicamente più avvantaggiati. Viceversa a Napoli, dove comunque il tasso d'inquinamento è più basso per motivi geografici, ci sono molte più auto di vecchia motorizzazione, Euro 0, 1 e 2".
Presto il confronto costi/benefici
Il prossimo passo? "Stiamo adottando modelli aggiuntivi. L'obiettivo è valutare scientificamente quanto costerebbe alle finanze pubbliche investire per svecchiare il parco e sostituirlo con veicoli a zero emissioni e il risparmio che questo comporterebbe in termini di spese sanitarie per le patologie riconducibili allo smog".
Il tutto sarà contenuto in un report che verrà presentato agli organismi istituzionale entro un paio di mesi. "Ogni città ha le sue peculiarità", conclude il direttore dell'istituto "per questo riteniamo che serva una cabina di regia per individuare le scelte più efficaci per combattere l'inquinamento e migliorare vita e salute di cittadini e ambiente. Da parte nostra, assicuriamo massima disponibilità a fornire un supporto scientifico che spero possa essere di valido aiuto".