Ultimo aggiornamento  02 giugno 2023 09:59

Il volo dell'Aston Martin Cygnet.

Paolo Odinzov ·

A vedere le quotazioni stellari dei pochissimi esemplari in vendita su Auto Scout24, anche oltre 50 mila euro, viene da riflettere. La Aston Martin Cygnet sia stata forse un’auto giusta nata però nel momento sbagliato la cui sorte avrebbe potuto oggi essere migliore, vista l’uscita di produzione del modello nel 2013 dopo soli tre anni di vita e meno di 150 esemplari venduti contro i 4mila l’anno previsti.

L'auto più piccola e lenta mai prodotta a Gaydon

Per capire bene come sono andate le cose bisogna fare un salto indietro nel tempo e partire dalle motivazioni che nel 2011 spinsero la Casa inglese ha realizzare quella che con i suoi 3 metri di lunghezza rimarrà con molta probabilità l’auto più piccola mai prodotta a Gaydon. Come pure la più lenta visti i 170 chilometri orari di velocità massima e l’accelerazione da zero a cento in 11,8 secondi.

Nacque così

Al tempo l’Aston Martin non aveva grandi risorse per sviluppare un nuovo modello. Necessitava tuttavia di produrre una automobile dai consumi ridotti e dalle emissioni contenute che avrebbe consentito di ridurre la media del marchio. Fu così che al management della azienda, capitanata allora dal ceo Ulrich Bez, venne l’idea di creare una “piccola” premium utilizzando come base la Toyota IQ. In partica una operazione di rebadging, una sorta di rietichettatura per intenderci, caratterizzando esteticamente la vettura con delle finiture esterne ed interne in linea con il family feeling del costruttore, ma conservando la maggior parte delle componenti, soprattutto quelle meccaniche, del modello originale. Il risultato fu di tutto rispetto.

Dalla carrozzeria, segnata nello stile dal frontale con i due sfoghi d'aria sul cofano e la calandra posta in corrispondenza del paraurti. Fino all’abitacolo, rivestito con pelli preziose e moquette, la Cygnet si rivelò, almeno alla vista, una Aston Martin in miniatura. E richiese per la sua realizzazione il minimo impegno sia dal punto di vista economico, che in termini di risorse materiali per costruzione.

Troppo costosa e "fiacca"

Il prezzo, superiore ai 40mila euro per le versioni più accessoriate. Ma anche la mancanza di prestazioni convincenti, dovute ad aver mantenuto sotto al cofano lo stesso motore da 99 cavalli dalla Toyota IQ, come pure i paletti messi dalla Aston Martin dando la preferenza nelle ordinazioni a chi già possedeva un’auto del marchio, non favorirono però il successo della vettura. Tornata tra l’altro ad essere costruita in un esemplare speciale nel 2018, commissionato da un collezionista ed equipaggiato con una motorizzazione V8 da 430 cavalli e 274 chilometri orari.

Senza contare il fatto che al momento del debutto sul mercato, la Cygnet, perfino agli occhi del pubblico d’élite voglioso di farsi notare per strada anche con una utilitaria, non aveva poi in definitiva ragioni di esistere o che giustificassero le sue pecche facendole passare in secondo piano davanti al listino spropositato. Si trattava pur sempre, in definitiva, di una Toyota mascherata da Aston Martin.

Oggi potrebbe fare comodo a molti

Oggi lo scenario è ben diverso. Un’auto così non solo sarebbe decisamente più adeguata ai tempi, vista la maggiore coscienza ecologica dei consumatori, ma potrebbe fare anche comodo a molti produttori di lusso costretti, per ridurre le emissioni, a fare i conti con gli elevati costi della elettrificazione.

Immaginate un po’ ad esempio una Cygnet basta su una Smart elettrica? Magari non dispiacerebbe neppure a James Bond diventando l’ennesima vettura della Casa utilizzata dal celebre agente segreto di sua Maestà nelle sue rocambolesche avventure.

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