In queste settimane il nome della città statunitense di Kenosha in Wisconsin – sulle rive del lago Michigan - è sulle prime pagine di tutti i giornali del mondo. E non perché è stata culla dell'America a quattro ruote rivaleggiando con Detroit, ma per motivi sbagliati: il 23 agosto un poliziotto ha sparato sette volte nella schiena di Jacob Blake, 29enne afro-americano sottoposto a fermo. Le forti proteste hanno portato altro sangue e triste notorietà internazionale alla cittadina, al punto che i due candidati alle presidenziali si sono precipitati a visitarla.
La rivale di Detroit
Già nel 1900 la Sullivan-Becker con sede a Kenosha realizzava un prototipo di vettura alimentata a vapore. Quasi contemporaneamente la B. Jeffery Company, che costruiva le bici Sterling, iniziò la produzione della “utilitaria” Rambler, nota all’epoca come la “Cadillac di Kenosha”, un’auto della quale – già nel 1903 – si costruivano 1.500 esemplari l’anno. La Rambler fu la prima vettura prodotta in America ad usare lo sterzo con un volante e non con una barra, come accadeva in precedenza.
Tra il 1902 e il 1988 a Kenosha – dove nel frattempo (il 6 maggio 1915) era nato anche uno dei più grandi attori d’America, Orson Welles, figlio del proprietario di una piccola fabbrica di furgoni – vennero prodotti milioni di esemplari di auto sotto i più differenti marchi: Jeffery, Rambler, Nash, Hudson, LaFayette e – dal 1954 – American Motor Corporation. Ai tempi della sua massima espansione, l’industria delle quattro ruote impiegava qui oltre 16mila dipendenti.
Industria francese
Fu proprio la Amc che strinse – all’inizio degli anni ’80 – un accordo commerciale per produrre a Kenosha alcune vetture di Renault destinate al mercato Usa, come la Alliance, nominata “Auto dell’anno” dalla rivista Motor Trend nel 1983 e di cui si produssero nella cittadina oltre 623mila esemplari.
Nel 1987 i francesi vendettero la loro quota di Amc, rilevata da Chrysler (già alleata di Amc per la costruzione delle vetture che nascevano sulla piattaforma “M”) che l’anno dopo chiuse la fabbrica lasciando senza lavoro quasi 6mila persone. Se ne aggiunsero altre 600 quando – nel 2010 – venne definitivamente terminata anche la produzione di motori per il marchio di Auburn Hills.
La storia in un libro
A quel punto Kenosha conobbe una crisi durissima. Nel libro “The End of the Line”, Kathryn Marie Dudley, insegnante di antropologia alla Yale University, racconta la trasformazione e i decenni di immigrazione di persone di colore, latinos, polacchi e italiani verso quella “promised land” dell’auto adagiata sulle rive del lago Michigan.
Oggi il più grande datore di lavoro della zona è Amazon. Ha rilevato un impianto dismesso accanto alla ferrovia che collega Milwaukee a Chicago e impiega circa 3mila persone: la differenza non da poco è che sono prive delle garanzie sul lavoro garantite a suo tempo nell'industria dell'auto dal sindacato Uaw. Un altro tassello della crisi che sta vivendo Kenosha.