Sergio Marchionne ne ha parlato a Balocco nel giugno del 2018 elencando le novità prossime venture del gruppo Fiat Chrysler. Tornerà, nel 2021 e anche in versione elettrica, la 500 Giardiniera, una piccola wagon dai connotati di famiglia nella gamma che rappresenta l’ossatura fondamentale del marchio torinese.
Il nome è di rilevanza storica e riprende quello di modelli che hanno contribuito, con grande e creativa originalità di progetto, al successo delle nostre più iconiche utilitarie del passato.
Al Salone di Torino del 1948
È il 1948, a guerra da poco finita viene presentata, al Salone di Torino, la 500B Giardiniera Belvedere, derivata dalla seconda generazione della già allora mitica vetturetta battezzata popolarmente Topolino. Rispetto alla mini berlina primo gradino della motorizzazione nel Paese, quanto mai limitata nello spazio disponibile e spesso inzeppata oltre misura di persone e cose, la nuova versione è una vera quattro posti con buone possibilità di carico e un pratico portellone posteriore. Passo esteso di 10 centimetri, per un ingombro esterno di 3,36 metri, il tetto interamente apribile e i vetri posteriori scorrevoli sintetizzano il netto progresso in chiave funzionale. Ma a stupire, e a rendere la Giardiniera simpatica e perfino attraente, sono le modanature in legno che impreziosiscono tutta la parte laterale e posteriore della carrozzeria: un richiamo, in scala ridottissima, addirittura alle gigantesche Town&Country americane, solo da sognare per gli italiani di allora.
Un complesso di intuizioni geniali dello staff di Dante Giacosa che mantiene, d’altra parte, inalterata la meccanica, con il quattro cilindri 569 centimetri cubici, anteriore, da 16,5 cavalli per una velocità che tocca i 90 chilometri orari. La produzione proseguirà accompagnando anche la terza generazione della Topolino, con il solo nome Belvedere dal 1952, uscendo di scena, molto rimpianta, tre anni dopo.
Motore a sogliola
Sostituirla non sarà semplice, perché le nuove utilitarie Fiat, la 600 del 1955 e la Nuova 500 del 1957, con il loro motore posteriore non facilitano certo la trasformazione in wagon. Ancora una volta Giacosa riesce a trovare la soluzione e nel 1960, se con la 600 Multipla darà vita ad una antesignana delle moderne monovolume, farà rivivere la Giardiniera “appiattendo” il bicilindrico raffreddato ad aria della 500. Un motore a “sogliola” che permette di ricavare un discreto spazio di carico su un’auto capace di sopportare circa 200 chili di peso massimo a fronte di appena 3,18 metri di lunghezza. Con un prezzo inferiore alle 600.000 lire si può così disporre di un mezzo polivalente, proposto anche come utilissimo furgoncino da città, trasformabile abbattendo lo schienale del sedile posteriore e sempre con tetto apribile e vetri posteriori scorrevoli.
La meccanica, a parte la diversa impostazione del motore di 499,5 centimetri cubici, riprende quella della 500 D, con potenza di 17,5 cavalli, velocità di 95 chilometri orari e il caratteristico cambio a quattro marce non sincronizzate, croce dei neopatentati e delizia degli smaliziati esecutori della “doppietta” e del “punta-tacco”. La Giardiniera avrà una sorella più “borghese”, l’Autobianchi Bianchina Panoramica e, dal 1966, la Casa di Desio ne curerà la produzione con il suo marchio fino al 1977. Oltre 300.000 le piccole wagon Fiat vendute, un risultato che probabilmente ha ispirato la decisione di Marchionne di farla tornare.