La spy story che circonda la fuga di Carlos Ghosn da Tokyo a Beirut si arricchisce di un nuovo capitolo. A scriverlo la giustizia americana, che sta indagando sul coinvolgimento di due cittadini Usa nella vicenda. Secondo una denuncia depositata in tribunale, il figlio del manager, Anthony, avrebbe versato circa mezzo milione di dollari in criptovaluta a uno dei due uomini residenti in Massachusetts che hanno aiutato a fuggire Carlos Ghosn dal Giappone
Secondo i pubblici ministeri, i pagamenti sarebbero stati destinati a Peter Taylor dopo che lui e suo padre, il veterano delle forze speciali dell'esercito americano Michael Taylor, hanno aiutato Ghosn a fuggire su jet privato da Tokyo e sarebbero avvenuti in criptovaluta per evitare gli oneri finanziari sulla transazione.
Il pagamento in valuta digitale riferito ad Anthony Ghosn, farebbe parte di una somma di 862.500 dollari complessivi confluiti in una società che fa riferimento a Peter Taylor nell’ottobre 2019, circa due mesi prima della fuga del manager dell’Alliance da Tokyo, avvenuta il 29 dicembre.
Rischio fuga
I pubblici ministeri hanno dettagliato i pagamenti in una memoria per il tribunale che dovrà decidere la prossima settimana sulla richiesta di rilascio su cauzione dei due uomini, arrestati lo scorso maggio e di cui il Giappone ha chiesto la estradizione. Secondo i giudici Taylor e il figlio potrebbero ragionevolmente tentare la fuga, "ora hanno accesso alle vaste risorse di Ghosn ". Lo stesso manager, in una recente intervista televisiva, ha confermato che “stava aiutando” coloro che avevano consentito la sua fuga in Libano.
I Taylor sostengono che le accuse contro di loro sarebbero assurde, in quanto il codice penale giapponese non prevedrebbe come reato l’aiutare qualcuno in stato di libertà vigilata, ma solo se in custodia.
La vicenda
Ghosn è stato arrestato in Giappone alla fine del 2018 e accusato di aver mentito sul proprio stipendio e di aver utilizzato fondi aziendali per scopi personali. Fuggito in Libano a fine 2019, mentre si trovava in libertà vigilata in attesa di processo a Tokyo, l’ex presidente della Alliance Renault-Nissan-Mitsubishi continua a professarsi innocente. Anche la magistratura di Parigi lo ha messo sotto inchiesta per appropriazione indebita di denari appartenenti al marchio francese.