Ultimo aggiornamento  06 giugno 2023 01:01

Mercato Europa: giugno ancora in discesa.

Angelo Berchicci ·

A giugno le immatricolazioni in Europa si sono fermate a 949.722 unità, una riduzione del 24,1% rispetto allo stesso mese dello scorso anno, quando le nuove targhe erano state 1.222.942. La crisi dovuta al coronavirus continua a far sentire i suoi effetti sui consumi, ma il dato rappresenta comunque un miglioramento rispetto al mese di maggio, quando il crollo era stato del 52,3%. Dall’inizio dell’anno le immatricolazioni hanno subito una contrazione del 39,5%.

I costruttori

Tutti i costruttori hanno fortemente risentito della crisi, ma a giugno il gruppo che ha subito la perdita maggiore è stato Jaguar-Land Rover (-50,9%), seguito da Fca (-28,4%) e Psa (-28,3%). Le immatricolazioni del gruppo Volkswagen hanno subito una flessione del 24,8%, ma al suo interno Porsche è l’unico brand a presentare un andamento positivo (+3,7%).

Seguono Hyundai (-23,7%), Bmw (-18,9%), Toyota (-16,2%) e Daimler (-16%), al cui interno però c’è grande squilibrio tra la prestazione di Mercedes, che perde solo il 6%, e quella di Smart, che crolla dell’84%.

Nei primi sei mesi del 2020 nessun costruttore ha fatto registrare un segno positivo. Quelli che fanno peggio sono ancora una volta Jaguar-Land Rover, che dall’inizio dell’anno perde il 46,4%, Fca (-46%), Psa (-43,7%) e Renault (-41,5%).

I mercati

Tutti i paesi fanno registrare un netto crollo nelle immatricolazioni, tranne un unico caso virtuoso: la Francia vede infatti aumentare le sue immatricolazioni dell’1,2%, complici i sussidi introdotti dal governo sulle vetture elettrificate, entrati in vigore dal mese di giugno.

Gli altri principali mercati europei vedono invece una riduzione a due cifre rispetto allo stesso mese del 2019, con il peggiore rappresentato dalla Spagna (-36,7%). La Germania registra un -32,3% e l’Italia un -23,1%.

Dall’inizio dell’anno è ancora la Spagna a subire i contraccolpi più forti: le immatricolazioni sono infatti diminuite del 50,9%. Seguono Italia (-46,1%), Francia (-38,6%) e Germania (-34,5%).

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