Nissan nega che ci sia stato un piano interno all’azienda per liberarsi di Carlos Ghosn, l’ex presidente del marchio giapponese e della Alliance con Renault e Mitsubishi arrestato a Tokyo nell'autunno 2018 con l'accusa di pesanti irregolarità finanziarie e poi fuggito in Libano mentre era in libertà vigilata.
A ribadire l’estraneità del marchio rispetto alle accuse rimbalzate sulla stampa internazionale, alcune finite pure su libri, è stato Motoo Nagai, presidente di un "comitato di revisione" di Nissan. Parlando all’assemblea degli azionisti, il manager ha bollato le insinuazioni come “prive di fondamento” e ha ricordato come l’indagine voluta dal costruttore di Yokohama sui comportamenti di Carlos Ghosn sia stata condotta da esperti legali esterni all’azienda.
Secondo indiscrezioni ritornate con forza in queste ultime settimane, a capo del presunto "complotto" per fermare Ghosn e i suoi progetti di ristrutturazione interna all'Alliance ci sarebbe stato l'ex vice presidente della società, il 56enne indo-malese Hari Nada, già braccio destro e poi principale testimone dell'accusa contro il top manager franco-libanese.
Uchida sotto pressione
L'incontro dei vertici aziendali con gli investitori è durato quasi due ore, il doppio del previsto, e ha visto protagonista soprattutto il ceo Makoto Uchida al quale è stato chiesto specificatamente cosa intenda fare per ripristinare la fiducia nella società a seguito proprio dello scandalo Ghosn e per rilanciare le vendite, in particolare negli Stati Uniti e in Cina. Il manager ha ribadito l’intenzione di operare per un contenimento delle spese, riducendo di un quinto la gamma dei modelli proposti e tagliando produzione e posti di lavoro presso alcuni degli impianti Nissan nel mondo, tra cui quelli in Spagna, Indonesia e Messico.
Uchida – che ha assunto la guida dell’azienda a dicembre del 2019 - ha poi affermato che manterrà la sua promessa di dimettersi dall’incarico se non dovesse ottenere un’inversione di tendenza nei conti.