In una intervista alla radio Europe 1, il ministro dell’economia francese Bruno Le Maire ha usato parole scioccanti sulla crisi del costruttore di cui lo stato è azionista al 15%: “Renault potrebbe scomparire” senza aiuti pubblici. Concetto che aveva anticipato in un’altra intervista al quotidiano le Figaro: “Renault sta combattendo per la sua sopravvivenza”.
Manca la firma
Il governo francese, ha detto ancora Le Maire, non ha ancora firmato la garanzia per il prestito per Renault da 5 miliardi già raccolto attraverso le banche. Nel primo trimestre, il costruttore ha perso quasi il 20% del fatturato e diminuito le vendite in Europa del 36%. L’anno scorso Renault aveva chiuso in rosso per 141 milioni, prima volta dal 2009, con vendite globale in diminuzione del 3,4%.
Le Maire ha ribadito di aver chiesto al management del costruttore di ricentralizzare in Francia la produzione di veicoli e di tenere la barra ferma su elettrificazione innovazione.
Chiusura di impianti?
Il presidente di Renault, Jean-Dominique Senard, sta mettendo a punto un nuovo piano strategico per tagli di costi entro due anni pari a 2 miliardi. Indiscrezioni parlano della chiusura di alcuni impianti come lo storico di Flins e della riduzione di modelli, in particolare quelli alto di gamma a favore di un nuovo focus sui suv, che tirano su tutti i mercati.
Nell’intervista, Le Maire si è espresso contro la chiusura della fabbrica di Flins. Senard va avanti senza poter aspettare che l’1 luglio Luca de Meo entri in carica come nuovo amministratore delegato di Renault. Altro segno della drammaticità della crisi del costruttore francese aggravata dal coronavirus.