La pandemia da coronavirus ha causato una profonda ferita nel settore automotive. Il governo Conte, con il Decreto Rilancio, ha rifinanziato il fondo (300 milioni di euro in più) per l'acquisto di autoveicoli a basse o zero emissioni (ibride plug-in o elettriche). Ma, in una nota congiunta, Anfia (associazione dei costruttori italiani aderente a Confindustria), Federauto (federazione dei concessionari) e Unrae (unione delle Case estere) sottolineano la propria preoccupazione sulla scelta di limitarsi solo a questo tipo di vetture.
Questa decisione, secondo le associazioni, porterà a un drastico rallentamento del rinnovo del parco auto circolante nel nostro Paese. "Per rilanciare il mercato servono più incentivi, rispettando sempre gli obiettivi di decarbonizzazione e sostenibilità ambientale" e quindi estendere, per esempio, i bonus anche ai veicoli diesel e benzina di ultima generazione (Euro 6).
"Danni alle imprese"
"A fine 2019, il 32,5% delle vetture in Italia sono ante-Euro 4 e, dato ancor più preoccupante, il 57% con oltre dieci anni di anzianità", si legge nella nota. "Le difficoltà nello smaltimento dei veicoli in stock presso Case automobilistiche e concessionari, con il mercato in stallo, impedirà alla filiera industriale di ripartire a ritmi sostenibili, un danno che per molte imprese, già fiaccate da due mesi di azzeramento del fatturato, si ripercuoterà sulla occupazione".
"I concessionari da soli non bastano"
"La riapertura dei concessionari, lo scorso 4 maggio – peraltro con centinaia di migliaia di veicoli immobilizzati sui piazzali – da sola, non basta a riavviare il mercato, e, con esso, la filiera produttiva automotive", continuano Anfia, Federauto e Unrae. "In assenza di interventi mirati, una chiusura del mercato auto 2020 con 500/600mila unità in meno rispetto all’anno precedente determinerà un mancato gettito iva di circa 2,5 miliardi di euro".
Lo scoppio della pandemia "ha provocato quasi un azzeramento del mercato auto italiano (-85,4% a marzo e -97,5% ad aprile) e nel bimestre marzo-aprile 2020 le immatricolazioni si sono dimezzate rispetto allo stesso periodo del 2019 (-51%, ovvero 361mila consegne in meno). E non è andata meglio per veicoli commerciali e industriali".
"Servono interventi mirati"
Anfia, Federauto e Unrae, quindi, ribadiscono che "non è più rinviabile l’attuazione di un’importante campagna di incentivi per la rottamazione di auto e veicoli commerciali vetusti e l'acquisto di autoveicoli di ultima generazione, e per lo sviluppo infrastrutturale, nonché la revisione della fiscalità sulle autovetture per un adeguamento a livello europeo".
L'attuale Decreto Rilancio "è un intervento poco significativo per un’effettiva ripartenza del settore automotive nel nostro Paese, certamente impegnato a incoraggiare il processo di elettrificazione della mobilità", ma, "purtroppo, le condizioni non sono più quelle di qualche tempo fa e sono profondamente mutate".