In un'intervista al quotidiano britannico Times, James Dyson - fondatore della omonima società nota nel mondo per i suoi piccoli e innovativi elettrodomestici - ha raccontato con tanto di foto come sarebbe stata la sua prima auto a zero emissioni basata su propri brevetti, cui aveva rinunciato nell'ottobre scorso, cioè prima dell'attuale crisi mondiale.
Cinque metri di lunghezza
Il modello sarebbe dovuto essere assemblato a Singapore a partire da quest'anno con la supervisione di Roland Krueger, ex manager di Bmw e Infiniti. Stando alle dichiarazioni di Dyson, il veicolo in alluminio - nome in codice "N526" – sarebbe stato un suv lungo circa cinque metri, largo due e alto 1,7 metri, per 2,6 tonnellate di peso, in grado di trasportare fino a 7 persone a una velocità massima di circa 200 chilometri orari, con uno scatto da 0 a 100 in 4,8 secondi. Avrebbe potuto contare su un motore per ciascun asse e una potenza complessiva pari a 550 cavalli.
Autonomia super
Secondo il costruttore, la vettura avrebbe avuto un'autonomia fino a 965 chilometri con una singola carica, stracciando la concorrenza, in particolare quella delle auto di Elon Musk: la Tesla Model S - per esempio - può percorrerne 607 e la Model X 505.
Il suv di Dyson avrebbe montato speciali batterie a stato solido – da proprio brevetto - che avrebbero permesso di superare, come ha detto al Times, "una gelida notte di febbraio, con il riscaldamento acceso e la radio al massimo”, senza dover rinunciare alle prestazioni. Altra caratteristica il particolare cruscotto che "galleggia come un ologramma".
Fallimenti e sfide
Secondo Dyson, per consentire alla società di raggiungere il pareggio, ogni auto sarebbe dovuta costare almeno 168mila euro: una sfida difficile per un'azienda che principalmente produce aspirapolveri. Dyson ha confermato al Times di aver finanziato il prototipo per oltre mezzo miliardo di euro. Una spesa notevole, assorbita bene - sostiene - dall'azienda che avrebbe oggi un valore di mercato di circa 20 miliardi. Dyson ha sottolineato come il suo interesse per i veicoli a basso impatto ambientale risalga già al 1988, quando l'azienda stava lavorando a un filtro ciclonico per i sistemi di scarico dei veicoli.
L'imprenditore infine rende chiaro quale sia il vero motivo di un'intervista su un prodotto mai nato, oltre che per dare nuova visibilità al marchio: si offre per collaborare con le Case automobilistiche che fossero interessate allo sviluppo delle batterie a stato solido da lui brevettate.