"Nel caso di Fca stiamo comunque parlando - al di là della capogruppo - di società che sono in Italia, sono fabbriche italiane, lavoro italiano, producono in Italia e occupano tantissimi lavoratori nel nostro Paese", queste le parole del presidente del consiglio Giuseppe Conte. Via libera dunque alla garanzia dello Stato, attraverso la Sace, per un finanziamento fino a 6,3 miliardi di euro in 3 anni chiesto da Fca alla banca Intesa Sanpaolo.
L'operazione è prevista dal Decreto Liquidità e, secondo quanto dichiarato da Fca in un comunicato, "è destinata esclusivamente alle attività italiane del Gruppo e al sostegno della filiera dell’automotive in Italia, composta da circa 10mila piccole e medie imprese, a seguito alla riapertura degli stabilimenti italiani, avviata a fine aprile". Una linea di credito che dunque avrebbe il solo scopo di sostenere la liquidità e investimenti del settore auto in Italia. O almeno quello che lavora con Fca visto che molte aziende hanno invece come cliente l'industria tedesca: il 60% del fatturato annuale dal settore italiano della componentistica automotive deriva da commesse non legate a Fca.
La richiesta sembra così spiegare anche la decisione dei giorni scorsi di rinunciare alla distribuzione dei dividendi agli azionisti da parte di Fca, una scelta dettata dalle condizioni previste dallo stesso Decreto Liquidità prima di richiedere qualsiasi aiuto economico.
Non tutti sono d'accordo con il via libera senza condizioni a Fca. Il vicesegretario del Pd Andrea Orlando ha scritto su Twitter: "Senza imbarcarci in discussioni su che cosa è un paradiso fiscale credo si possa dire con chiarezza una cosa: un'impresa che che chiede ingenti finanziamenti allo Stato italiano riporta la sede in Italia". Opinione condivisa da Carlo Calenda, leader di Azione: "Ovviamente la sede legale e fiscale torna a Torino. Perché altrimenti andremo sul surreale". Parole che sembra ormai superate da quelle di Conte.
