Il ceo di tesla Elon Musk sfida lo stato della California e lunedì ha riaperto la sua fabbrica a Fremont, nonostante il divieto imposto per il lockdown dalla contea di Alameda dove si trova. “Io sarò presente. Se qualcuno deve essere arrestato per questo – ha scritto Musk in una email ai dipendenti – devo essere io”.
Nel corso dello scorso fine settimana il fondatore della Casa si era già scontrato con le autorità sanitarie dell’area dove si trova il suo unico impianto che realizza auto negli Usa e dove si sta costruendo il suv compatto Model Y. In una serie di tweet il manager aveva preso di mira il responsabile sanitario ad interim della Contea – da lui definito “ignorante e non eletto dal popolo” - e aveva minacciato di spostare fabbrica e quartier generale in Nevada o Texas, scatenando subito l’interesse degli stati chiamati in causa.
Anche per le pressioni che arrivano da Washington – preoccupata per l’escalation delle richieste di sussidio di disoccupazione, che negli Usa hanno superato i 30 milioni di unità - alcune amministrazioni hanno già dato il permesso alle aziende di riprendere le loro attività, mentre in California il governatore Gavin Newsom ha assunto un atteggiamento possibilista ma estremamente prudente.
Stop cassa integrazione
Nella sua comunicazione ai dipendenti, intitolata “La cassa integrazione è finita, siamo di nuovo al lavoro” e riportata dalla Reuters , Musk scrive: “Siamo felici di riprendere la produzione e abbiamo preparato piani molto dettagliati per aiutarti a rimanere al sicuro al tuo ritorno in fabbrica”. A questa comunicazione ha fatto seguito un tweet nel quale il manager ha ribadito la riapertura, assumendosene la totale responsabilità davanti alle autorità.
Dal canto loro le autorità della contea hanno confermato di essere a conoscenza del fatto che Tesla avesse ripreso le attività andando oltre le operazioni minime consentite anche in un periodo di “lockdown” e hanno ricordato che nessuna azione ulteriore poteva essere presa senza un piano concordato tra le parti, augurandosi che “Tesla si adegui".
Anche la polizia di Fremont ha dichiarato ufficialmente di essere a conoscenza delle attività nella fabbrica e che la direzione di Tesla stava lavorando direttamente con i responsabili della contea. Le violazioni del “lockdown” in California sono punibili con una multa, la reclusione o entrambi.
Reazioni politiche
Il caso Tesla interessa anche la politica. Il segretario al Tesoro degli Stati Uniti Steven Mnuchin ha dichiarato che la California dovrebbe fare tutto il necessario per aiutare la casa automobilistica a riaprire la sua unica fabbrica sul suolo Usa, se vuole mantenere l'azienda nel suo stato.
Dal canto suo il governatore Newsom ha confermato di aver parlato personalmente con Musk e che le preoccupazioni espresse dal ceo di Tesla hanno contribuito alla decisione di iniziare la ripresa graduale della produzione presa la scorsa settimana. "Conosco l’azienda e il suo fondatore da molti, molti anni - ha detto Newsom nel suo briefing quotidiano con la stampa sul coronavirus – e ne ammiro tecnologia, spirito innovativo e leadership".
Rapporti tesi
Tesla, che ha anche una fabbrica di veicoli a Shanghai e ne sta costruendo un'altra a Berlino, ha già citato in giudizio la contea di Alameda, colpevole a suo dire di aver contravvenuto alla costituzione dello stato della California per aver intralciato gli ordini del governatore Newsom che avrebbero permesso gli stabilimenti di riaprire.
Già in passato Musk ha lanciato l’idea di mettere in piedi una seconda fabbrica negli Usa e in febbraio, con un tweet, aveva sollecitato i suoi follower a commentare l’idea di realizzarla in Texas. Proprio questo stato ha reagito prontamente alla nuova minaccia di spostare impianti e quartier generale di Tesla e funzionari pubblici si sono detti pronti ad accoglierlo, invitandolo a visitare possibili location. Uno di loro - Richard Cortez, della contea di Hidalgo - ha scritto: “Qui abbiamo un governatore motivato e favorevole al business. Quello che non abbiamo più è un lockdown".
Anche rappresentanti di Georgia, Utah, Oklahoma e Nevada hanno risposto a Musk su Twitter, incoraggiandolo a trasferirsi nel loro stato.