Le station wagon sportive sono da tempo una realtà consolidata. Oggi questa tipologia di auto costituisce un’alternativa rispetto ai suv ad alte prestazioni per chi vuole coniugare performance e piacere di guida con spazio in abbondanza per la famiglia. Eppure in passato, forse anche per un'immagine di "auto da lavoro" difficile da superare, vi sono stati alcuni casi di wagon sportive mai entrate in produzione, per il dispiacere degli appassionati.
Alfa 75 Sportwagon
Poco dopo l’esordio della berlina 75, l’Alfa Romeo avviò una collaborazione con la carrozzeria Rayton-Fissore di Cherasco per realizzarne la versione station wagon. Questa sarebbe stata disponibile solo abbinata alle motorizzazioni di punta, quindi il 2.0 a carburatori, il 2.5 V6 e il 1.8 Turbo. L’intento era quello di unire le doti dinamiche della 75 con la praticità del bagagliaio, dando vita a una station dallo spiccato carattere sportivo, come evidenziato dal nome scelto per indicare questo modello: Sportwagon.
Al Salone di Ginevra del 1986 la Casa di Arese presentò due esemplari praticamente ultimati della vettura, che si differenziavano rispetto alla berlina esclusivamente per la linea della parte posteriore, per la possibilità di montare le barre sul tetto e per un diverso rivestimento degli interni. La commercializzazione sarebbe dovuta iniziare verso la fine del 1986 ma il progetto venne annullato all’ultimo (erano già state prodotte alcune locandine pubblicitarie).
Proprio in quel 1986 Alfa Romeo era passata dalle mani dell’Iri a quelle del Gruppo Fiat e la nuova dirigenza, vista la necessità di tagliare i costi, ritenne il progetto non indispensabile. Della 75 Sportwagon furono prodotti solo 7 esemplari di preserie, uno dei quali è conservato nel Museo Storico Alfa Romeo.
Lancia Thema 8.32 Sw
Nel 1986 Lancia introduce la versione station wagon della sua ammiraglia. Prodotta a Grugliasco negli stabilimenti Pininfarina (che ne aveva curato la linea), la Thema sw ottiene subito un buon riscontro in termini di vendite, essendo una delle poche giardinette “di lusso” disponibili all’epoca. Lo stesso anno debutta anche il top di gamma dell’ammiraglia, la potente 8.32, mossa da un V8 da 215 cavalli derivato da quello della Ferrari Mondial.
Quando nasce, la “Thema Ferrari” è l’auto di serie a trazione anteriore più potente sul mercato, e presenta contenuti tecnici unici, come le sospensioni a controllo elettronico e lo spoiler posteriore retrattile, oltre a opulenti interni realizzati da Poltrona Frau. Prodotta in 3.520 unità, sarà disponibile esclusivamente in versione berlina, nonostante in molti si fossero dichiarati interessati a una vettura in grado di fare concorrenza alla Bmw M5 E34 Touring.
L’unico esemplare di Thema 8.32 Station Wagon venne realizzato dalla Pininfarina su misura per Gianni Agnelli. L’auto, appartenente alla prima serie, presenta la tipica colorazione delle vetture personali dell'Avvocato, ovvero carrozzeria argento metallizzato con profili blu e grigi sulle fiancate. Gli interni sono rivestiti di radica e pelle blu e ovviamente è dotata di tutti gli optional a listino, comprese le cuffie stereo per i passeggeri posteriori. La vettura è stata acquistata nel 2005 da un anonimo collezionista per 19.550 euro.
Bmw M3 (E46) Touring
Nel 2001, un anno dopo la presentazione della M3 coupé e cabriolet, Bmw mise a punto il concept di una versione station wagon della sua sportiva. Le uniche modifiche esterne rispetto alle normali Touring consistevano nei passaruota allargati per ospitare una gommatura più generosa, nei paraurti ispirati a quelli delle altre M3 e nei quattro terminali di scarico. Il motore era lo stesso sei cilindri in linea aspirato di 3,2 litri della coupé, in grado erogare 353 cavalli, accoppiato a un cambio manuale a 6 marce.
L’auto rimase un prototipo costruito in un unico esemplare, nonostante il responsabile del progetto, Jakob Polschak, dichiarò successivamente che “sarebbe stato possibile integrare la produzione della M3 nelle linee dedicate alla Serie 3 Touring standard senza grandi difficoltà”. La Casa di Monaco, tuttavia, ritenne che l’immagine della sua sportiva mal si conciliasse con carrozzerie diverse da coupé e cabrio (a parte la prima serie, la E46 fu l’unica generazione di M3 a non essere proposta nemmeno in variante berlina).